
L’uomo che vedete di spalle è un mio amico.
Non la vediamo allo stesso modo su alcune cose e a volte abbiamo litigato al punto di smettere di salutarci quando ci incontravamo per strada.
Poi abbiamo fatto pace.
L’uomo che vedete di spalle appartiene a una minoranza, una minoranza particolare, quella Sinta.
Anche a me è capitato di appartenere a una minoranza, spesso.
Sono poche le donne in politica.
Sono poche le professoresse del classico che non abbiano fatto il classico.
Sono una minoranza quando mi dichiaro atea e non sono rispettata quando mi viene risposto “ah, ma ti assicuro che sei più cristiana di quelli che vanno in chiesa!” E io non sono cristiana, niente contro i cristiani naturalmente, ne ho sposato uno, solo non lo sono.
Sono poche le famiglie adottive, una minoranza.
Come pure le famiglie che hanno a che fare con la labiopalatoschisi.
Sono una minoranza i genitori magrebini dei miei alunni.
Sono una minoranza i ragazzi che arrivano alla fine di viaggi disperati.
Sono minoranza le donne che amano le donne, gli uomini che amano gli uomini.
Ognuno di noi, un giorno, può fare l’esperienza di essere minoranza.
Allora può pure capitare che ognuno di noi, prenda un cartello, uno striscione, che dica chi è.
Sinto.
Donna.
Gay.
Ateo.
Arabo.
Persona con disabilità.
Straniero.
E faccia come il mio amico.
Scenda in piazza, per tutte le minoranze del mondo, e si inginocchi, per chiedere di onorare la memoria di una vittima lontana, dall’altra parte del mare.
Perché il giorno che tutte le minoranze saranno capaci di battere all’unisono, quel giorno si ritroverà per mano l’umanità intera.
Il singolare di sinti è sinti, non *sinto.
Nonno Nanni
“Una minoranza particolare, quella Sinta”: no, “una minoranza particolare, quella sinti”. Il nome dell’etnia sinti è invariabile: non esistono *sinta e *sinto.
Nonno Nanni