Ho due scuole e tre plessi scolastici, sei ore ciascuno, nove classi in tutto.
E ancora siamo a dormire a casa di nonna ida, che ci è venuto in mente di ristrutturare un pezzo di casa in città e le cose vanno per le lunghe.
Così ho deciso che dovevo iniziare a muovere un po’ le gambe.
Un giorno sono andata in autobus a Lucca, ho preso la bici e l’ho portata qui.
Così, nelle varie scuole, fino a che la stagione delle piogge non interromperà i buoni propositi, ci vado in bici.
Da casa di nonna allo scientifico sono circa sei chilometri e mezzo, una roba che si può fare, partendo senza ansia, e che permette di saltare le code, di sentire il vento fresco in faccia, lo smog dei furgoni maledetti e, come ieri, l’odore inconfondibile dell’osmanto, che consola ogni incedere autunnale.
Stesso chilometraggio più o meno per il liceo di scienze umane e per il classico.
All’ andata sono troppo preoccupata di arrivare tardi per rilassarmi, ma quando esco, che prendo venti minuti tutti per me, passando dal parco fluviale, guardando il Serchio dal ponte, cambiando rapporto quando la strada sale leggermente, allora mi sento bene.
Finora avevo usato la bici per riunioni e incontri, ieri l’ho usata per il mio primo giorno di scuola.
Pedala pedala, sul ponte di Monte San Quirico mi sorpassa un ragazzino.
Zaino in spalla, risvoltini ai calzoni, capello d’ordinanza.
Maledetto.
Ansimo sui pedali e mi riprometto di riprenderlo.
Ma è davvero più veloce.
Mi rode.
Scioccamente e infantilmente mi rode.
Decido però che almeno mi faccia da lepre e lo uso per viaggiare più veloce.
A un certo punto, zona palasport, il ragazzo rallenta leggermente.
Forse è in anticipo, forse è stanco, forse boh.
Io no.
Io ho in corpo tutti i cromosomi di mio nonno che mi urlano corri, passalo, più veloce che puoi.
E lo faccio.
Metto il rapporto più pesante e veloce che ho, lo passo, pedalo come una matta e arrivo a scuola troppo presto per essere vero.
Scendo di bici neanche avessi vinto sul Tourmalet.
Mentre la lego arriva il ragazzo, coi risvoltini, lo zaino e i capelli d’ ordinanza.
Prego che non sia in classe mia.
Il signore mi fa la grazia.
Entro in sala professori, accendo il computer e mi metto al lavoro facendo la vaga.
Ma ho vinto sul Tourmalet il primo giorno di scuola, maglia gialla e tutti zitti.
“Za zara zan, za zara zan, za zara zara, zan zan zan” [cit.]
—-Alex
E in classe? Che effetto ti fa? :-)