Era stata una lunga giornata.
Partita in bici alle 7.20 di mattina, erano le 7.10 di sera e stavo tornando verso casa.
Ero stanca, stravolta dalla doppia vita che per qualche tempo conduco e condurrò (felicemente) fino a che non arriva un nuovo assessore.
Mattina a scuola, pomeriggio in ufficio, poi in riunione, poi genitori delle classi prime. Un bel frullatore.
E così, scarmigliata, spettinata, sgrendinata, sconvolta, pedalavo a tutta banfa dopo il ponte di Monte San Quirico, per tornare a casa, per togliermi le scarpe, per mollare un po’ i pensieri sotto il nocciolo del giardino come uno zaino troppo pesante.
E mentre ripassavo la giornata nella testa, mentre pigiavo sui pedali per sentire il vento, mi sento chiamare.
Prof!!!
Mi giro verso la voce.
Un ragazzo.
Uno dei miei.
Sulla soglia di casa, che si sbraccia per salutarmi.
In tuta e ciabatte, un sorriso sincero e divertito insieme.
“Prof”.
Mi ha chiamato.
Mi ha chiamato prof, mi ha visto e mi ha chiamato.
Cavolo.
Che bella sensazione.
Ti abbracciano perché non li hai ancora interrogati e dato loro le prime insufficienze! 😁
—-Alex
^^
ma no!! magari sarai rimasta loro simpatica! sarai riuscita a trasmettre loro un podel tuo entusiasmo!!