mi ero pettinata, giuro!!!

è successo che sono uscita di casa, pettinata per bene.

e anche truccata, sissignori, perchè veniva la televisione e allora mi  ero truccata come una vera donnina, ammodino, con l’ombretto e il mascara (il fondotinta no, quello non ce l’ho proprio in casa e allora sai com’è, a comprarlo mi pareva brutto) e anche il burro di cacao, quello da maschi di HDC perchè non avevo trovato il mio da femmine.

avevo pettinato i capelli lisci, con larigadanaparte, nota capigliatura trendy per le donne che non devono chiedere mai, che con lariganelmezzo invece sembro sempre la madonna penitente.

e poi avevo un foulard, che avevo comprato a chandigarh, che già mi ci vedevo “oh, ma signoramia, ma che bel fUlar, ma dove l’ha preso?” e io che rispondevo “a chandigarh” con la naturalezza di una donna di mondo e tutti che pensavano oooohhh…

e poi avevo un giacchetto col cappuccio. diciamo un giacchetto non esattamente elegante, diciamo più una giacca a vento, facciamo che era verde spento e che mi vergognavo un pochino, coi capelli con larigadanaparte e il fUlar comprato a chandigarh e il giacchetto da gita delle medie.

HDC che è maschio e quindi non aduso alle turbe femminili dava il suggerimento sbagliato: “che ti frega? al massimo te lo levi…”

“no”.

“perchè no?”

“perchè mi vegogno”

“e di che?”

“di stare senza giacchetto”.

“ah.”

e quindi si è chetato, consapevole che l’unica cosa che poteva fare era tacere e aspettare la fine.

sono arrivata all’albergo dove erano previste le riprese.

duecento gradi centrigradi. un forno ultrariscaldato.

incontro le altre persone che devono fare le riprese. tutte perfettamente, maledettamente, serenamente a loro agio. si tolgono perfino il giacchetto perchè, dicono, fa un caldo boia.

“davvero?” faccio io… “non me ne ero accorta”.

e mi tengo il giacchetto ben stretto addosso, cominciando a sudare come un asino da soma.

dopo poco arrivano, il regista e due teNNici, uno del video, (HDC mi suggerisce che si dice “operatore di ripresa”) e uno del suono, che invece, appunto, riprendeva i suoni.

decidono di non fare tutto all’albergo, ma di fare la parte che riguarda me in centro, magari passeggiando, magari leggendo il libro, a me va tutto bene, basta che mi lascino il giacchetto, che senza, mi vergogno.

fatto il pezzo in albergo usciamo per fare alcune riprese. il cielo si fa scuro, inizia un vento folle e una pioggia vaporizzata che rende i miei capelli una via di mezzo fra maga magò e fabio mussi.

penso che era destino, quanto avrei mai potuto resistere con la rigainmezzo?

alla fine tocca a me, in piazza san michele leggo delle mie biciclette, sento il regista dire: “parti dall’inquadratura di lei che tiene il libro aperto e poi sali”e mi viene un dubbio osceno: “o mio dio, ma saranno pulite le unghie?”

decido di non pensarci, decido di concentrarmi nella lettura, anche se a ogni punto, a ogni virgola, a ogni a capo il pensiero va lì, alle unghie non controllate.

finisco la storia, decidono che il pezzo va bene così, io esco dall’inquadratura, controllo le unghie, sono bianche candide, il giacchetto ce l’ho ancora addosso, dovrebbe essere andato tutto bene.