La retorica del Piave

Da qualche tempo è tutto un riscoprire la gloria passata della prima guerra mondiale.

Sia chiaro, da piccola, imbevuta del Risorgimento che studiavamo in quinta elementare, perfino io detestavo gli austriaci, per altro confondendo, complici la comune origine e lingua, austriaci e tedeschi, prima e seconda guerra, campionati del mondo di calcio e questione del Tirolo.

Però, appunto, ero una bambina, dai pensieri veloci come il vento di Farneta, dagli innamoramenti per le frasi ad effetto del libro, della maestra, delle canzoni.

Conoscevo e cantavo la canzone del Piave, e Bella Ciao subito dopo, e alla fine lo straniero e l’invasor mi sembravano semplicemente l’uno la seconda puntata dell’altro.

Poi però si cresce, si studia, si comprende, si colgono le complessità, si distinguono le cose che prima sembravano così mescolate in una sorta di generica questione di patria.

Adesso mi pare che il paese sia tornato bambino.

E no, non nelle parti migliori.

Non siamo bambini in grado di sognare, giocare senza barriere, curiosi di imparare.

Siamo bambini di ritorno, e come tali solo nei difetti.

Facilmente eccitabili, ignoranti della storia, amanti delle frasi fatte e inconsapevoli delle complessità.

Anche oggi assisteremo sicuramente a qualche cerimonia del Piave, senza pensare ai giovani uomini mandati al macello, senza pensare alla barbarie della guerra, senza pensare a come, quel macello poteva essere evitato.

A come, soprattutto, dovremmo evitare La Guerra, quella che ci circonda ancora adesso, quella che massacra soldati e civili e uccide colpevoli e incolpevoli, che sterilizza territori, paesi, relazioni.

Ecco, mi piacerebbe sentire, stamani, il ricordo di chi ha perso la vita, senza la retorica della morte, ma anzi, con la voglia di rivendicare con forza la necessità della Pace, la voglia di non mandare più ragazzini a morire, mai più, che vadano a scuola, a ballare, a fare sport, a aiutare gli altri.

Ma in guerra no.

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Una risposta a La retorica del Piave

  1. marco10300 ha detto:

    dulce bellum inexpertis

    Erasmo da Rotterdam

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