Questo ha chiesto il fedifrago figliuolo a mi’ ma’ quando è andata a prenderlo, se lo è portato a fare merenda in pasticceria prima e cena a casa sua dopo.
Per il piccolo la presenza dei genitori quando è dai nonni (non fa differenza se paterni o materni) è una grande rottura.
In quanto conoscitori della sua diabolica capacità manipolatoria, spesso blocchiamo sul nascere i suoi piani tremendi, che generalmente hanno due macroobiettivi: guardare più TV, andare a letto più tardi.
L’orizzonte generale è quello “sono dai nonni, sono solo, sono libero e potenzialmente invincibile”.
Ma devo dire una cosa.
Chi non lo ha provato?
Quel meraviglioso senso di superpoteri che deriva dal dormire ogni tanto dai nonni, dallo stare coi nonni, dal condividere una giornata coi nonni?
Quali migliori alleati, compagni di gioco, di interminabili partite a carte, a giochi da tavolo, a dama?
La casa dei nonni, familiare e al tempo stesso esotica, rivisitata, rivista, amata da altre prospettive.
Sì, c’eravamo anche noi a cena da mi’ ma’ ieri sera, ma siamo andati via presto, per non disturbare.