Compulsiva

Alla fine l’ho fatto.

Il primo freddo, la giornata corta, una mezz’ora da aspettare che il piccolo uscisse da un’attività.

Sono entrata alla Lidl.

E mi sono diretta agli scaffali dei dolcetti natalizi.

Cercavo i Lebkuchen, dolcetti di Pan di zenzero con la marmellata dentro e il cioccolato fuori.

Cercavo uno Stollen anche andante.

Cercavo un po’ di aria tedesca.

L’ho trovata.

Ho evitato il reparto Pütaladen, dove spesso mi restano attaccate alle mani cose delle quali mi pento.

Ma i Lebkuchen e lo Stollen li ho presi.

I miei primi Lebkuchen (che io credevo si chiamassero LIEBkuchen, dolcetti degli innamorati, per lo meno per me che li amavo) mi li fece assaggiare Anne Marie Gertrude Simmenthal, la mia amata insegnante di tedesco, un giorno che voleva per forza darmi in marito un suo amico svitato.

Li mangiammo in Prager Straße, lì dove il socialismo reale voleva fare sfoggio di architettura moderna e adesso il capitalismo mette un grande magazzino dopo l’altro.

Ci bevemmo del Gluehwein, nevicava, era freddo, aspettammo il tram e andammo a casa presto, che gli orari tedeschi sono dormi presto, alzati presto, inizia presto, finisci presto, come se le giornate fossero medicine cattive da buttare giù e allora tanto vale farlo più in fretta possibile.

Ma a me piaceva cenare alle sette e andare a letto alle nove, svegliandomi alle sei per fare colazione in santa pace.

Con un piccolo sacchettino di Lebkuchen da mangiare piano piano.

Un bacio Anne Marie, ovunque tu sia.

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