Io ci ho provato, signor giudice.
Ho sbuffato, bofonchiato, cercato tre o quattro volte diverse un posto per la macchina uscendo di mattina presto, andando a controllare che non sbucasse all’improvviso un divieto di sosta non previsto.
Mi sono arrabbiata per il traffico impazzito, per i turisti rincoglioniti, per i furgoni prepotenti.
Ho sentito chiedere sei euro e mezzo per due cappuccini e due pezzi dolci al banco di un bar.
Ho annusato i sebach di mattina presto e ho quasi dato di stomaco.
Ho fatto la lucchese media, cercando un buon motivo ogni giorno per incazzarmi e l’ho pure trovato.
Ma stamattina, vostro onore, mentre correvo verso porta San Pietro per spostare la macchina in un universo parallelo che non c’era, ho visto:
Il collezionista di fumetti di Bart Simpson (quello del primo numero de l’uomo radioattivo) sovrappeso, con la pelata, la maglietta di starwars e le buste della spesa.
La cosplayer ancora struccata ma già nel ruolo.
Una ragazzina con le orecchie a punta e i capelli blu.
E mi sono sciolta.
Mi sono scordata tutto il casino, i disagi, i prezzi assurdi.
Perché Lucca comics sa sempre farsi perdonare, di ogni cosa.
Perché già adesso, che ancora non c’è nessuno, già adesso profuma di follia.
Perché è un popolo colorato, vivo, allegro e senza tempo.
Perché un paio di orecchie a punta, in una città dove sei straniero se sei di Pisa, non possono fare altro che bene.