Ho fatto la quarta dose, alle sei di sera.
E la mattina dopo era tutto ok.
Sono andata a scuola, ho fatto le mie ore e una in più per coprire una collega malata (non avete idea del delirio).
Ho spiegato roba, fatto verifiche, a casa di corsa ho preparato il pranzo e alle 15 collegio dei docenti.
Alle cinque e mezzo ho recuperato il piccolo.
Aveva uno zaino che faceva paura a un somaro.
Ancora non si sa organizzare e non lascia nulla a scuola, si porta dietro il mondo intero, devo trovare il verso di insegnargli.
Mentre arrancavo col suo zaino e il mio verso casa (cosa che mai avrei detto che avrei fatto, sono delle scuola ognuno si porta le sue cose, ma era un macigno) mi sono iniziata a sentire un po’ stanchina.
Ma sie.
Il piccolo mi ha chiesto se invece di andare a casa (e magari guardare la TV) andavamo in biblioteca. Che gli dici, di no?
In biblioteca ho corretto qualche verifica, lui ha fatto i compiti e letto ottantasette libri.
Alle sette ci hanno detto che chiudevano, sai com’è…
A casa di corsa perché era tardi ho preso tutte le verdure che erano in frigo per farle al forno, le ho lavate, pulite e tagliate, condite e messe in forno.
Poi da qualche parte il mio corpo ha detto ok, vai a letto.
Il cervello ha risposto timidamente sarebbero le otto meno dieci…
Il corpo ha insistito.
Ha scatenato ogni dolore in ogni osso, ha fatto bruciare gli occhi e appesantire la testa e ha ribadito vai a letto, fidati.
L’ho fatto.
Sono andata a letto con le verdure in forno, il figliolo senza cena (lui e HDC hanno allegramente brucato nel frigorifero e stando alle dichiarazioni del piccolo MAI hanno mangiato così bene) e la certezza che sarebbero entrambi andati a letto troppo tardi.
Però ho dormito.
Bao.