Premessa 1: se al liceo una professoressa mi avesse chiamato “bimba” forse avrei cercato di arrotarla con la macchina.
Premessa 2: mio figlio mi ha puntualizzato che il mio bimbo è lui e solo lui. E ha ragione.
A scuola ho alcune classi nuove in sostituzione delle quinte volate via, ho delle seconde che non hanno avuto me in prima.
E mi fanno una tenerezza enorme, perché si vede che un po’ hanno paura, si vede che ancora non si fidano, si vede che ancora hanno bisogno di annusarmi e di essere annusati.
E il covid e le mascherine ci impediscono di muoverci, di avvicinarci, di scambiarci libri, mani, penne.
E allora faccio quello che posso per farli sorridere, ma non lo vedo, dalla loro mascherina, il sorriso che fanno o che non fanno.
E allora entro e spiego, sperando di conquistarli con la bellezza della biologia e dei fosfolipidi e dei procarioti e gli eucarioti, ma boh, forse li spavento e Lin guardo, mentre scrivono ogni mia parola come fossero evangelisti e adoro il loro essere così ancora potenzialmente tutto.
Sono le staminali della società, sono in toto potenti del mondo, sono piccoli e grandi insieme, sono un gran frullatore di emozioni, ormoni, esperienze, paure.
Sono ganzi da morí.