La famiglia vestita è spesso svizzera, plurifigliolata (sia chiaro che la mia è invidia) e, per l’appunto, vestita.
Vestita nel senso che viene al mare con la maglia antisole integrale, a maniche lunghe e costume pantaloncino.
Temono il sole esattamente allo stesso modo col quale gli italiani temono il vento o il freddo, anzi, oserei dire che esiste un parallelismo uguale e contrario fra la scarsa dimestichezza col sole dei nordici, che mettono il cappello al figlio quando fa caldo e quella col freddo dei sudisti che lo mettono quando fa freddo.
Ignoro come sopravvivano, sia gli adulti, che i piccoli, portando una maglietta bagnata addosso tutto il giorno, a me sarebbero già venute ventisette congestioni.
Però li guardo, la bimba colore pistacchio, il fratellino albicocca, il più piccolo azzurro come la mamma, come una famiglia di pastelli a cera ognuno incartato e protetto dal calore.
Giocano sul bagnasciuga, fanno il bagno, costruiscono castelli precisissimi, stampano formine a cucù.
Sempre vestiti.
Io me li immagino, sulle Alpi, in maniche corte sulla neve.
Anche io mi sono meravigliata quando ho visto il piccolo di meno di due anni di amici tedeschi indossare il completo da bagno con maniche e pantaloni lunghi, ma mi hanno spiegato che c’è una precisa indicazione per il fototipo molto chiaro a non esporsi al sole direttamente. E dato che i bambini piccoli non dovrebbero mettere la crema solare l’unico modo per stare al sole per ore è il “vestito” di tessuto anti raggi UV. Inoltre con questi costumi gli ecologisti che non vogliono disperdere in mare i filtri antisolari hanno trovato una soluzione contro le scottature e il rischio di melanoma.