Ho preso il mio bimbo per mano, e abbiamo camminato in posti assolati e senz’anima.
Parcheggi di centri commerciali, corridoi di detersivi e shampoo e creme per i piedi.
Marciapiedi sbeccati e smossi dalle radici dell’erba.
Strade polverose di periferia anonima e assolata.
Abbiamo parlato, di un sacco di cose.
Di tutte le balle che un suo compagno dell’asilo gli racconta per spaventarlo: storie di mostri e di zombie e di fantasmi.
Abbiamo parlato dei gusti della sciangomma che ha chiesto e ottenuto, fragola e banana, disgustosi a parer mio, deliziosi secondo lui.
Piccole cose senza importanza.
Ma con la sua mano nella mia, col suo sguardo su di me, ho sentito che eravamo al centro del mondo, un mondo fatto di me e di lui, un mondo assolato e polveroso, troppo caldo e con troppe macchine, ma del tutto ininfluenti.