Informazioni di servizio

Premessa doverosa: io non so davvero cosa stia succedendo in Pfizer e come mai abbiano tagliato le forniture.

Ma ho lavorato abbastanza anni in aziende farmaceutiche per avere qualche informazione che credo possa essere molto utile al dibattito.

Ieri su Facebook e l’altro giorno dal parrucchiere (entrambi luoghi nei quali si parla moltissimo e che spesso riverberano l’uno nell’altro) sono incappata nella la stessa domanda.

“ok, se Pfizer non può fare tutto quel quantitativo faccia fare il suo vaccino alle altre aziende farmaceutiche, in Italia ne abbiamo tante…”

Io non voglio neanche entrare nel merito politico della questione Copyright, mi fa strano che chi scrive libri sui quali c’è il copyright, compone canzoni sulle quali c’è il copyright, la sera chiude la porta di casa sua che è indiscutibilmente sua, invochi la rinuncia al copyright di qualcun altro, ma il mio vuole provare davvero a restare un post esclusivamente tecnico, per dare, a chi invoca quanto sopra, almeno gli elementi per farlo in modo informato.

Nella mia vecchia vita mi sono occupata anche di technology transfer.

Che cos’è: è quando un’azienda scopre una molecola interessante e un procedimento produttivo e ne vende il brevetto o lo affitta a una seconda azienda.

Mi pare coincida con quello di cui si parla.

Immaginiamo che chi produce attualmente il vaccino decida che ok, lo faccia chiunque voglia farlo, e metta a disposizione il know how per chi fosse interessato.

La prima cosa che serve per farlo è capire se l’azienda ricevente possiede i macchinari e le persone formate a farlo.

Io facevo trasferimenti di tecnologia di COMPRESSE.

le compresse si fanno più o meno come una torta.

C’è un dispensing, dove si pesano le polveri, il principio attivo e gli eccipienti, e una granulazione, dove si creano dei piccoli granuli con una specie di collante, e che rendono la miscela simile a del detersivo in polvere, avete presente? Leggermente umido e granuloso.

C’è un blending (non sempre) dove a questi granuli vengono mescolati ad altri eccipienti, e una comprimitura, nella quale la polvere viene trasformata in compresse.

Infine una filmatura in bassina,una asciugatura e un confezionamento.

Le compresse non sono prodotti sterili, ovviamente sono prodotti puliti, e devono avere una carica microbica bassissima, ma non sono sterili, perché vengono assunte per bocca, un po’come un panino, solo molto più pulito.

Per fare cose sterili (tutto ciò che si inietta deve essere ovviamente sterile) le cose si complicano: i locali devono essere sterili, chi ci lavora deve essere sterile, gli strumenti, i macchinari, l’aria che circola deve essere sterile.

E questa informazione la mettiamo un secondo qui da parte.

Ogni farmaco, ormai lo sanno tutti, deve essere autorizzato dall’autorità competente. Quella nazionale si chiama AIFA, quella europea EMA. ogni azienda, per la maggior parte dei farmaci che produce, sceglie se fare autorizzare il farmaco solo dalle autorità statali dei singoli paesi o se chiedere una autorizzazione “centralizzata”. I prodotti ad alto valore innovativo e salvavita sono invece obbligati a passare dalla centralizzata perché si ritiene che tutti i cittadini dell’Unione abbiano diritto ad usufruirne nel medesimo momento.

Il farmaco viene autorizzato con un dossier registrativo, nel quale sono indicati metodi, controlli e produttori.

Quando si fa un tech transfer quindi, dobbiamo costruire un Gantt di progetto (una linea del tempo) che stima i tempi di realizzazione.

Immaginiamo un tech transfer verso una azienda italiana. Ne abbiamo tante mai, leggo su Facebook.

Prima fase: studio del processo produttivo, acquisto dei macchinari necessari (questo vaccino non è una compressa, non si fa come una torta). Quando si fanno compresse questa fase dura qualche mese. Nel caso di un vaccino a RNA messaggero lo ignoro, ma vogliamo prendere lo stesso tempo? Vogliamo prenderci due mesi, fra capire come si fa, formare il personale, ordinare l’attrezzatura e creare un reparto sterile dedicato? È follia, ce ne vogliono almeno sei, ma diciamo due.

Seconda fase: produrre i primi lotti.

Bene. Quando si va in produzione con una nuova compressa consideriamo che le prime non vengono mai benissimo, come le crêpes. Però magari questi lotti di prova possono essere utili per mettere a punto i metodi di analisi di laboratorio, che vanno convalidati. Si tratta di metodiche di analisi mai viste prima, perché è un farmaco di nuovissima generazione.

Quanto vogliamo dare al capo del QC (quality control) per mettere a punto i metodi di analisi e formare il un personale su un farmaco che prima non esisteva? Glielo vogliamo dare un mese di tempo? Lui vi sputerà in faccia, dicendovi che non avete senso del reale, ma diamogli un mese e che si arrangi. Ed ecco la domanda che gli ottimizzatori ti fanno sempre: questo mese può andare “in ombra” ai mesi già descritti sopra? In parte sì in parte no, dipende dalla disponibilità di prodotto prima dei lotti di prova. Voi dareste del prodotto buono per vaccinazioni al capo del QC per validare i suoi metodi mentre nei paesi c’è gente che vuole denunciarvi perché non ha le forniture richieste?

Per convalidare i metodi di laboratorio occorrono molte prove, perché le autorità regolatorie chiedono dati, non professioni di fede. Ma noi andiamo avanti.

I primi lotti che vengono bene li usiamo per convalidare il processo, che non è detto che cambiando sito sia esattamente identico al primo sito. La convalida di processo chiede di dimostrare robustezza, omogeneità e sicurezza del processo. Con quanti dati? (Si legga questa domanda con con quanti lotti?) La linea guida è chiara: “con tutti quelli che servono”. Serve un’analisi statistica robusta.

Quando hai tutti i dati vai dai poveretti che scrivono il dossier e dici loro: ok, adesso descrivi tutto questo in un linguaggio comprensibile e chiedi l’autorizzazione a EMA.

la cosa viene fatta in fretta e furia (glielo vogliamo dare un mese a sta gente per scrivere queste paginette? Vi dico solo che la guida per farlo la trovate qui e l’elenco degli argomenti e come la vogliono scritta è 23 pagine, 23 pagine di istruzioni, chiaro? Naturalmente per portarsi avanti le sezioni le scrivono man mano che sono pronte, ma non sempre le cose sono davvero così lineari.

Il dossier viene confezionato e spedito.

E una volta presso le autorità viene valutato.

I dati sono tutti?

Sono robusti?

I metodi sono efficaci?

Il processo è sotto controllo?

Le autorità fanno domande, chiedendo normalmente più dati di quelli forniti (nella mia esperienza non è MAI accaduto che non le facessero e questa, sappiatelo, è la garanzia che le autorità lavorano bene) le aziende rispondono e dopo qualche mese arriva autorizzazione.

Qua trovate altre informazioni utili sulle procedure di autorizzazione centralizzate, se vi volete fare una cultura.

Io spero di avervi dato un’idea dei tempi e dei modi con i quali si trasferisce un processo produttivo, che vedo un po’ incompatibili con marzo 2021.

Che ne dite?

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16 risposte a Informazioni di servizio

  1. marcoghibellino ha detto:

    ne penso che se si firma un contratto con un privato o con uno stato (sopratutto se per una seria emergenza ) chi non lo rispetta dovrebbe cagare sangue

  2. marcoghibellino ha detto:

    tutti i problemi e i difficili passaggi di produzione una multinazionale farmaceutica li conosce ben prima e a prescindere dalla messa in commercio dei lotti; o no?

  3. marcoghibellino ha detto:

    comunque

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  4. Francesca Merlini ha detto:

    Eh, cara Lucy, la gente si scaglia contro le BIG PHARMA perchè vendono cari i loro prodotti ottenuti dopo anni di ricerche, errori, investimenti, attese. Poi va a cena fuori e non si scandalizza di pagare 12 euro una pizza.
    Sicuramente son stati fatti errori e sopravvalutazioni nella gestione delle dosi. Probabilmente Pfizer contava sul fatto che avrebbero presto autorizzato altri vaccini e la loro richiesta sarebbe calata.
    Indubbiamente fino a 3 mesi fa questo tipo di tecnologie NUOVISSIME non erano richieste se non per la ricerca e i volumi delle linee dedicate a questi prodotti non si sono rivelati adeguati.
    Però se almeno si cercasse di capire perchè, invece che puntare sempre il dito e chiedere i danni.
    Tanto, se anche ci dessero un rimborso, ci servirebbe a guarire?

  5. marcoghibellino ha detto:

    ma siiii è colpa del cliente sempre ! mai del produttore/venditore…ma andate a cagare

  6. pensierini ha detto:

    Non avevo dubbi che la procedura di condivisione di un farmaco (vaccino) così sofisticato richiedesse tempo e denaro e competenze e strutture etc etc… sta di fatto che in Israele hanno pagato molto e ottenuto molto, a quel che si legge/sente. E in Europa siamo senza rifornimenti. Mah. Comunque, Luci, grazie per l’esauriente spiegazione.

  7. letteredalucca ha detto:

    La proprietaria di questo blog per Menarini ha lavorato dal 2007 al 2012. Per info. Datti una calmata.

  8. letteredalucca ha detto:

    E comunque cancellerò sia questo post che la mia risposta, perché sul mio blog pretendo un minimo di netiquette.

  9. marcoghibellino ha detto:

    BRUXELLES (Reuters) – La Commissaria Ue alla Sanità ha detto che AstraZeneca non ha fornito spiegazioni esaustive per motivare la decisione di rallentare la fornitura al blocco di vaccini contro il Covid-19, in occasione di un meeting che ha avuto luogo oggi.

    Stella Kyriakides ha comunicato che in serata si terrà un secondo meeting con l’azienda.
    Inoltre ha aggiunto, attraverso una dichiarazione video, che in futuro i produttori di vaccini contro il Covid-19 dovranno registrare le loro esportazioni previste all’infuori del blocco.

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