ciao

il piccolo ha preso sotto braccio il suo amato robot ed è andato a giocare dalla vicina.

non molto lontano, in effetti, dalla vicina di pianerottolo, una gentile e bionda bimba, dallo sguardo azzurro e il sorriso aperto.

ma mi ha fatto buffo.

mi ha anche reso contenta, che tornato dall’asilo non avesse ancora voglia di tornare figlio unico, davanti magari a un cartone o appiccicato a me, ma che avesse ancora voglia di essere nel mondo, con qualcuno alto solo poco più di lui, che vive in un’altra casa che non è la sua, che pensa in un modo che non è il suo, con una nonna che non è la sua.

penso a quante volte ho trovato in casa di santina rifugio e divertimento, chiacchiere e giornaletti da leggere, idee diverse dalle mie e racconti che non avrei sentito a casa.

a quante volte ho ammirato la mia vicina e amica sonia, più grande di me abbastanza da farmi da amica, da madre e da sorella, a volte saggia a volte sciamannata, coi poster di cantanti alle pareti mentre io guardavo heidi e lady oscar.

quante volte ho fatto merenda in casa d’altri, quante volte sono stata brontolata per qualcosa da qualcuno che non erano i miei genitori e la vergogna mi faceva avvampare le orecchie, quante volte ho fatto i compiti da amiche di scuola, ho giocato da altri bambini, ammirando come nelle case degli altri le stesse cose di casa mia erano diverse eppure simili.

per cui ho sorriso, quando l’ho visto partire così, in tuta, col suo giocattolo in dote, senza paura e con l’entusiasmo di chi tornerà solo all’ora di cena, chiedendo altri cinque minuti, solo cinque, ti prego, dai mamma, le mani me le sono già lavate, arrivo subito, solo il tempo di finire questo gioco.