Volevo scrivere Lupo ma il correttore mi ha fatto ridere, così l’ho lasciato.
Al risveglio dall’operazione ha scatenato l’apocalisse, tentando di staccarsi i tanti tubicini di ogni ordine e grado.
Saggiamente l’hanno di nuovo sedato, si è addormentato di nuovo e si è svegliato con una sola frase: ho fame!
L’epidurale è stata sbarbata nel giro di poche ore e così siamo passati al santo paracetamolo, con il vantaggio secondario non indifferente di una mobilità molto maggiore una volta finita la fisiologica.
Così è stato: ieri ha fatto i primi passi e naturalmente la prima cosa che ha chiesto è stata quella di poter andare a dire alle infermiere quanto era stato bravo.
L’ospedale è un po’ una cattività obbligata, anche quando è bello e empatico come questo, io ho una specie di lettino accanto al suo e vedo alberi dalla finestra, cosa non da poco.
Nel parco di fronte il sole illumina l’erba e giraffe di legno sorridono quando le passo a trovare.
Il piccolo è come deve essere, una piccola scheggia rallentata in via di ricarica.
Curioso chiede il perché di ogni cosa, un po’ spaventato a volte finge di star bene per non far chiamare nessuno, il suo compagno di stanza è un bebè di venti mesi di quelli col testone e gli occhi azzurri e fanno tenerezza insieme, lo svedese e l’asiatico, uno di Napoli e l’altro di Lucca.
La strada è ancora lunga, ma piano piano si percorre.
Mi fa piacere che sia già in modalità “Tasmania” :)
Un abbraccio, tenete duro!
—-Alex
Una carezza al piccolo diavoletto e un abbraccio a voi genitori
cucio!! un abbraccio virtuale a voi tre
Come sta?