Settembre non arriva col primo giorno del mese.
È un mese a metà, tagliato dall’inizio della scuola, a cavallo fra il caldo dell’estate e il fresco dell’autunno.
Di mattina settembre ci ricorda che il freddo è in arrivo e a mezzogiorno ci fa ancora sognare del mare.
A settembre mi manca Dresda (credo di averlo scritto per più di un mese e per più di una stagione).
Le foglie a Moritzburg si dipingono di giallo e di rosso e specchiano nel cielo e nel lago.
A Radebeul c’è la festa del vino, e prima del paese, una casa, mette fuori le zucche, una scatolina e la scritta Kurbis 1 euro, e tu vai lì, scegli la zucca, metti un euro nella scatola e te ne vai.
Se solo fosse più vicina, un pochino più vicina…
Invece, alla Maulina, fioriscono gli osmanti dei giardini e io li respiro come una carezza per il cuore.
Il mio è un osmanto pigro invece, adesso fa il vago e finge soltanto di profumare anche lui, mentre si sveglia sempre non prima di ottobre.
A settembre l’uva spicca dai filari, la terra si riposa, la guazza inizia a dar da bere agli assetati.
Mese malimconico e crudele, mi piaci.