Provo a fare esperimenti di strade e vie alternative al traffico la mattina, andare in bici è bellissimo e ti fa sentire meglio (ho calcolato che solo questi primi giorni ho evitato di bruciare circa 3 o 4 litri di benzina), ma respirare a pieni polmoni il tubo di scappamento di vecchi furgoni, apetti e varie altre vetture non è proprio piacevole.
Così, allungando di pochissimo la strada, ho provato a passare per il parco anche all’andata, lungo il fiume.
L’autunno è già nel naso, la mattina, sa d’acqua, di foglie, di uva matura.
Gli uccelli si specchiano vanitosi nella placida corrente e i topinambur fioriscono come le tovaglie di plastica di una volta.
Il fiume mi saluta e mi accompagna, io ripasso mentalmente quello che voglio raccontare ai ragazzi e intanto me lo godo, e ripenso a quando andammo, da scuola, a vedere il fiume, e c’era pure il Citti, e Clara, ed eravamo in quarta, forse in terza, e ascoltavamo un po’ sì e un po’ no, e avevamo assurdi capelli e buffi pantaloni troppo stretti, e camicie a scacchi i ragazzi, tenute aperte sopra magliette di gruppi rock, anche in pieno inverno, e le ragazze gonfie frangette e grandi orecchini.
Così eravamo, così simili e così diversi agli stessi ragazzi di adesso, un po’ grandi un po’ no, per strada, curiosi e timidi insieme, stonati di voce, storti di schiena, lunghi di piedi e di capelli.
A volte in classe li cerco, i miei compagni di un tempo.
E la cosa bella è che ancora ci sono.
Questa tua nuova avventura sarà, è, entusiasmante ; ti faccio i miei migliori auguri Lucia
Anche da parte mia, Luci, auguri di ogni bene. Di cuore.
E mi accodo agli auguri