In consiglio comunale, l’altra sera, il sindaco ha ricordato la morte del giovane carabiniere e le morti, tante, troppe, che accadono nel nostro mare. La morte innocente, ha detto, deve agitare in noi un moto di coscienza.
E ha detto un’ altra frase che mi ha colpito molto, proprio all’inizio del suo discorso.
Noi tutti abbiamo il dovere di riportare a livello di civiltà le discussioni, i toni, le parole.
Ha ragione. Chi è passato da una elezione di cittadini, e rappresenta quindi una collettività, ha anche più responsabilità nella guida per il comportamento altrui. È fonte di emulazione e di esempio.
Non solo. Il ruolo della politica, della sana politica, è di fare quello che è bene per la collettività, cercando il coraggio di prescindere dal consenso immediato in vista del benefici sulla lunga distanza, in vista delle soluzioni che proteggano chi è debole, fragile, indietro, aumentando, col loro benessere il benessere di tutti.
Inseguire l’opinione pubblica, in un imbuto infernale di violenza, alimentarla, compiacersene, nutrirla di sono come voi penso come voi io sono cattivo ed egoista potete esserlo anche voi genere solo un odio le cui fiamme distruggeranno tutto, partendo forse dagli ultimi, ma senza fermarsi giungeranno anche ai penultimi e poi su su fino a chi quel fuoco lo ha alimentato.
Ha senso innescare una spirale di violenza verbale e fisica?
A chi giova alzare i toni, arrivare all’urlo della folla coi forconi, identificare nemici fra gli avversari politici, nemici fra le persone, nemici fra i vicini di casa?
Io cercherò di seguire ancora di più e meglio l’invito del mio sindaco, e chiedo a ognuno di voi di tentare di farlo: una parola al bar, una al supermercato, una dal parrucchiere.
Per dire anche che gli odiatori non sono rimasti gli unici, ci siamo anche noi, quelli che credono che il rispetto, l’integrità e la centralità della persona, i diritti inviolabili e universali dell’uomo siano i valori di tutti, nessuno escluso.
E dovremmo farlo tutti, rispondere all’intolleranza con l’apertura mentale, alle parole di odio con parole d’amore.
Il problema è che l’odio ha sempre più appeal e nella cultura italiana il buono è sempre il cretino, quello che si farà fregare e finirà fregato.
Io non mi arrendo alla cattiveria dilagante e cerco nel mio piccolo di comportarmi e seminare bene ma lo sconforto è tanto.