Sopra i tetti di lucca

Sfidando la canicola abbiamo portato amici tedeschi in giro per Lucca.

Il disegno delle mura romane tracciato col dito sulla cartina, l’ovale perfetto dell’anfiteatro, la torre delle ore, le chiese imponenti e bianche abbaglianti, le fontane gentili, le strade sottili e ombrose.

Mi è parso di guardarla di nuovo come quando, tanti anni fa, ero turista a casa mia.

Ho rivissuto l’orgoglio che provavo da bambina quando mostravo il mio mondo agli amici venuti da lontano.

Ho di nuovo visto Lucca come a me piace guardarla.

E in cima alla Torre Guinigi ho cercato ancora una volta di leggerla.

I giardini segreti, le terrazze, le strade, i tetti, le finestre delle vite degli altri.

Da lassù in cima la si può abbracciare tutta, semplicemente girando su se stessi.

Si vede il giro delle mura, raccontato dagli alberi, le torri e i campanili, le piazze consuete trasformate dalla diversa prospettiva.

E gli amici accanto a me, che mi dicono che è bellissimo, e io dico che sì, lo è, come Dresda dico, sorridono, di questa strana lucchese a mezz’aria, sospesa fra la città delle radici e quella del cuore, fra l’ombelico e il mondo, fra il nido e il cielo alto.

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