Lucciole

A casa di nonna Ida ci sono le lucciole.

E trapuntano la notte con un filo luminoso, che sale e scende lungo il tessuto nero del buio.

E quando volano, un po’ accese un po’ spente, paiono sempre muoversi a scatti.

Oliver Sacks un giorno descrisse un ammalato che non riusciva a vedere gli oggetti in movimento: li vedeva in un posto, poi non li vedeva più, poi tornava a vederli una volta che questi si fermavano.

Lo stesso effetto mi fanno le lucciole.

Nell’istante in cui sono spente esse continuano a vagare, ma per me, per me che le guardo di notte, è come se esistessero solo quando sono accese, e spostate in un punto diverso.

Così è la vita, ci illudiamo di capire ogni cosa delle lucciole che abbiamo davanti, ma in realtà non cogliamo i momenti di buio, i movimenti nascosti dalla notte, il tragitto percorso mentre sono spente.

E anche noi, siamo un po’ lucciole, balbettanti parole monche, lesti a cambiare direzione, misteriosi al prossimo.

Così le guardo, nel giardino prezioso dei ricordi, che piano piano diventa il giardino dell’infanzia di un bimbo nuovo, che tiene per mano una nonna mai conosciuta, perché lo porti a vedere le lucciole.

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