anche quest’ anno abbiamo ricevuto i piccoli ambasciatori del popolo saharawi.
Piccoli davvero, e coraggiosi.
Dal deserto rovente fino in Europa, per mano al loro educatore, bimbe e bimbi piccolissimi, dai grandi sorrisi e i capelli di seta nera.
Li abbiamo ricevuti nella sala del consiglio, seduti sugli scranni dei consiglieri, e mi faceva molta tenerezza immaginare che ognuno di loro potesse lasciare un pezzettino del suo sorriso e del suo spirito nel cassetto, per quando, ogni consigliere, fosse tornato al suo posto.
Li ho ringraziati perché con la loro presenza ci raccontano la storia di tutta la loro gente e ho chiesto loro, tornando a casa, di raccontare di noi.
Di dire a casa loro che c’è qualcuno che li considera amici, dall’altra parte del mare, dall’altra parte del ponte che loro hanno costruito.
Di raccontare quello che hanno visto, del loro viaggio nella lontana Toscana.
Chissà cosa li avrà colpiti…
Forse il fresco della sera, paragonato ai 40 gradi della notte del deserto dove sono rifugiati.
Forse le onde del mare.
Forse il traffico pazzesco, forse il cibo, forse il rosa strano dei nostri visi.
Per tutti loro, questa è stata la prima volta che uscivano dal deserto.
Mi piacerebbe molto che tornassero a casa raccontando di noi cose belle.
Sono felice che non sappiano leggere i giornali italiani, che non guardino i telegiornali, che siano ospiti di famiglie generose e sorridenti.
Perché mi vergognerei così tanto, se solo sapessero.
Torneranno da grandi, su una carretta del mare? :-(
Poveri Sarahwi ,una delle pagine più oscure della storia del Marocco =.= e che ancora non hanno finito di scrivere