Col piccolo abbiamo fatto una torta.
Di seguito le istruzioni come le ha spiegate al babbo.
Allora… prima cosa prendi un martello e… PUMME!
sei sicuro? Un martello?
No… via… il martello no. Prendi le uova.
Quante?
Tre!
(Gli faccio vedere con la mano quattro dita)
Cinque!
….
Poi? Poi che ci vuole?
Farina! Un bicchiere.
Bravo. E poi?
Zucchero. Un bicchiere. E yount.
Yogurt?
Sì, Y O U N T.
va bene. E lo zucchero?
Tantissimo!!!
Sei sicuro?
Un bicchiere.
Uhm. E poi?
(Deve dire “cacao”, ma non gli viene in mente, provo a suggerirglielo)
“Ca?”
???
“Caca?”
Popò!
Esulta. Fiero dell’ingrediente merdoso.
Ma via! Ma ti pare? La cacca nella torta?
Ride come un matto.
Però la torta l’ha fatta davvero, rompendo le uova, mescolando con le fruste elettriche, leccando il cucchiaio in fondo come un bambino che si rispetti e imparando cose importanti.
Come ad esempio che assaggiare, in cucina, è uno dei piaceri della vita.
Come, ad esempio, che per cuocere una torta occorre pazientare.
E che per rompere le uova non occorre il martello.
Non mi piace la chiusa, Luci, non mi piacciono le ultime tre righe. Non si assaggia l’impasto crudo della torta, è indigesto. La torta cuoce in mezz’ora, che non è tanto tempo. Inoltre, per un bambino, i gusci delle uova posso essere molto duri, infrangibili.
a questo, appunto , serve il martello UU
Non c’è bisogno di violenza. Basta essere decisi.
No infatti ma va fatto con stile ^^
Se si può, tanto meglio. Se non si può con stile, si fa come si può.