ho vissuto alcuni anni da Sola.
chi legge questo posto da allora lo sa bene, era qui che lo raccontavo.
una casa da sola, a volte al ristorante da sola, con un libro, in qualche parte strana del mondo, in aereo da sola, in autobus da sola, al supermercato da sola.
conosco cosa voglia dire vivere da soli.
la canzone qua sopra pareva scritta per me.
ho conosciuto molta gente così, soli per scelta propria, soli per scelta di altri, sola per scelte del destino.
e adesso, in questi mesi di “assessora” (non chiedetemi perché metto le virgolette, forse perché neanche io mi rendo conto davvero che lo sto facendo), sto conoscendo molte, moltissime persone sole.
con la differenza che per la maggior parte di loro l’essere soli è un aggravarsi della condizione sociale.
non poter dividere le spese con nessuno, non sapere a volte dove battere la testa, essere troppo anziani per lavorare e troppo giovani per andare in pensione ma non avere una famiglia dove rifugiarsi, dove leccarsi le ferite, dove fermarsi un secondo a tirare il fiato e ripartire.
essere soli, a volte con qualche problema psichico, a volte con l’alcolismo alle spalle o dietro l’angolo o entrambe le cose.
essere soli perché i figli stanno con la madre, essere soli perché un padre se ne è andato e i figli sono cresciuti, essere soli perché nella vita si è sbagliato tutto oppure non si è sbagliato nulla e siamo stati sfortunati.
essere soli e non avere un tetto sulla testa, dormire al dormitorio, ciondolarsi di giorno, arrangiarsi di sera.
essere soli e essere stranieri, magari stranieri in patria, perché quella città che conoscevi da bambino è andata avanti e tu no, e non la conosci più e neanche lei ti riconosce per strada.
essere soli e parlare al muro, al vento, alle foglie, al cielo.
vorremmo provare a capirli, questi soli.
vorremmo provare a vedere se questi soli trovano un modo per stare insieme.
se possono condividere una cucina, un bagno, un balcone, un libro.
se possono farcela, dopo mille anni di essere soli, a tentare di stare insieme per tentare di essere, un pochino, più felici.
vi terrò informata, se ce la facciamo davvero, se riusciremo a mettere insieme tante razze di soli diversi, in modo che si possano aiutare a sentirsi meno soli, in modo che uno aiuti l’altro a galleggiare e chissà, magari pure a prendere il volo.
Ti stringo forte.
mi associo a pensierini
E’ sempre così bello leggere i tuoi post, così pieni di comprensione, passione e “Politica”, grazie.
Mi fai commuovere, mascalzona…
ho conosciuto molta gente così
( ^__^ certo me per esempio)
soli per scelta propria, soli per scelta di altri, sola per scelte del destino.
( bhè di solito inizia per destino poi diventa scelta e anche un pò di paura di farsi di nuovo male)
è un aggravarsi della condizione sociale.
troppo anziani per lavorare e troppo giovani per andare in pensione
(eccome!e ho due gatti a carico , a forza di arrampicarmi sui vetri mi sono venute le ventose come le raganelle )
perché quella città che conoscevi da bambino è andata avanti e tu no, e non la conosci più e neanche lei ti riconosce per strada.
( più che altro mi sembra siano andate indietro , come ti giri sbatti in fascisti-razzisti-ignoranti-omofobi , ma sopratutto imbecilli e ti chiedi ma cazzo c’erano così tanti imbecilli quando ero giovane? )
essere soli e parlare al muro, al vento, alle foglie, al cielo.
( e ai gatti , non dimentichiamo i gatti)
se possono condividere una cucina, un bagno, un balcone, un libro
MAI!
per tentare di essere, un pochino, più felici.
ma chi ti dice che non lo siamo !!!
ma guarda tu
oddio ogni tanto un pò di depressione c’è , ma basta applicare la regola del Famolo strano che passa
per esempio
Succotash mohegan (ricetta della tribu Mohegan del Connecticut )
Ingredienti:
1&Mac218;2 bicchiere di olio di girasole,
2 cipolle bianche medie tritate,
uno spicchio d’aglio,
2 cipolline fresche tritate,
1 etto di grano fresco (chicchi),
sale, pepe,
1 kg. di fagioli tipo lima, << come i nostri fagioli scritti e preventivamente cotti
1 zucchina a dadini,
1 peperone rosso, 1 peperone verde arrostiti e tagliati a striscioline,
3 bicchieri di brodo di pollo,
3 cipolline fresche tritate,
1 pugno di prezzemolo tritato.
( io aggiungo peperoncino ma io non faccio testo sono capsicum dipendente)
Preparazione:
Scaldare l'olio in un tegamino,aggiungere la cipolla
e cuocere per un minuto, unire poi l'aglio e cuocere
per altri 5 minuti. Aggiungere pepe o paprika a piacere, e
mescolare. Completare con i fagioli, il grano, la zucchina,ed
i peperoni, amalgamando bene. Agli ingredienti unire
poi del brodo, quanto basta, e far bollire 3 minuti
a fuoco alto, abbassare quindi la fiamma, e far cuocere
per 15 minuti circa, a fine cottura, aggiungere le cipolline
fresche ed il prezzemolo e lasciar riposare per altri
5 minuti a fuoco spento.
fag. Lima

questa ricetta è un Famolo MOLTO strano…
^___^ la prossima volta che la faccio mi vestirò di cuoio sadomaso
Visione agghiacciante :-D
@marco, la ricetta sembra buona, grazie per averla condivisa !!
per ora ho fatto solo il Succotash ma di fatto esiste un cultura culinaria pellerossa di cui sapevo ( e sò) poco, ma sembra intrigante
https://indianiamerica.it/alimentazione/ricette-cucina
dress for cooking
https://sociorocketnewsen.files.wordpress.com/2013/10/clone7.jpg?w=580&h=386
^ _____ ^
oggi comunque U.U ci si rilassa e si torna all’ortodossia

0_o
Pingback: sì, sì, sì! ce l’abbiamo fatta | letteredalucca