Imparare a stare insieme

Mi hanno portato ad Ancona, e questo, mi sa, che ve lo avevo già detto un po’ di volte.

Ad Ancona a conoscere le buone pratiche di un’altra città e a condividere le nostre.

E questo mi pare già una bella cosa: confrontarsi, conoscersi, contaminarsi.

Il tema era quello dell’accompagnamento all’abitare: come gestire l’inserimento in quartieri popolari di famiglie di origine, religione, cultura, orientamento, tratti somatici diversi.

Come tentare cioè di prevenire i motivi di conflitto.

È stato importante per me, perché per imparare una cosa non c’è niente di meglio che viverla, incontrarla e berci del vino insieme.

E così ho imparato che c’è un mestiere complicato, quello del mediatore, il cui luogo di lavoro sono i condomini, i cortili, le case degli altri.

Ho anche imparato che coinvolgendo dall’inizio le persone sul progetto abitativo proprio e di coloro che arriveranno, si aiuta una società, un quartiere, un condominio, una scala, un pianerottolo a crescere sani, e con conflitti risolvibili.

Ho imparato che i giovani e i bambini sono la chiave dell’integrazione, ho imparato che la cosa imprescindibile per rispettarsi è conoscersi.

Ho imparato infine che a Lucca su questi temi si lavora da tempo e si lavora sodo, con passione e impegno.

E poi sì, ho imparato che Ancona ha il mare alla rovescia, ma è, come per ogni cosa, solo questione di punti di vista.

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2 risposte a Imparare a stare insieme

  1. AD Blues ha detto:

    Beh, secondo loro siamo noi che lo abbiamo il mare montato all’incontrario!
    —Alex

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