Quando andarono sulle montagne fu facile definirli.
Erano giovani ragazzi e ragazze, avevano in testa e nel cuore la voglia e la consapevolezza di essere dalla parte giusta, quella dalla quale si doveva stare se si voleva continuare a guardarsi in faccia senza vergogna.
Con i loro limiti e i loro errori noi sappiamo che indubitabilmente c’erano due vie, la democrazia o il fascismo e loro ne scelsero una.
Scelsero una parte dalla quale stare.
Quella della gente messa in pericolo dai nazisti che mettevano a ferro e fuoco i villaggi e le città, quella dei deportati, quella degli esiliati, confinati, imprigionati, torturati, uccisi dal regime.
Quella della democrazia, quella della libertà.
Partigiano è quindi Gabriele.
Catturato, non arrestato. Tenuto prigioniero senza un’accusa se non quella di stare dalla parte della gente che vuole solo vivere, cercare una vita, cercare un lavoro, un’esistenza dignitosa, il diritto di non essere picchiati, perseguitati, minacciati solo perché esistono e perché desiderano giungere in un posto dove la vita sia più mite.
Provate a parlare con un migrante, uno qualsiasi, che potete incontrare per strada.
Fatevi dire che cosa ha passato per arrivare qui, fatevi raccontare come sia una prigione libica e come ci si può finire dentro.
Fatevi dire come ci si sente a essere ridotti a un numero, in balia di chiunque, che può fare di te ciò che vuole perché sei senza documenti e quindi non sei nessuno.
Fatevi spiegare come ci si sente a essere nessuno.
Gabriele è un partigiano.
Perché ha scelto una parte.
La parte giusta della storia.
Felice liberazione.
E felice liberazione a tutti noi che lo abbiamo aspettato.
Da queste parole mi piacerebbe avviare una riflessione assieme a coloro che urlano “chiudete le frontiere!” oppure “fuori i clandestini!” per comprendere il processo mentale che porta loro a quelle conclusioni.
Mi piacerebbe sapere se si sono soffermati ad elaborare che queste persone scappano da povertà, fame e guerre, esattamente come hanno fatto centinaia di migliaia di italiani nemmeno cento anni fa.
Mi piacerebbe sapere se hanno pensato che sarebbe molto più logico regolarizzare tutti queste persone invece che tenerli in stato di clandestinità; pagherebbero le tasse e le nostre pensioni, sarebbero anche più controllabili.
Darebbero una spinta non indifferente alla nostra economia asfittica ed anche toglieremmo mano d’opera alla criminalità ed ai loschi traffici.
Mi piacerebbe sapere se questi “paladini della legalità” abbiano mai pensato se ci sia una qualche convenienza a mantenere tutte queste persone in uno stato di evidente ricattabilità per poi usarle a proprio vantaggio per seminare odio e paura.
Ma forse è tempo perso, è molto più facile guardare il dito invece che la luna.
—Alex
ci sono persone con cui non vale la pena parlare , citare Salvini sarebbe troppo facile , ma anche Di Maio si porta bene ,cmq, con certa gente,come ho scritto in altro blog rispondendo ad un grillino razzista :
ti manderei a fare in culo ma non vale la pena di durare tanta fatica
e lo è non solo per quello che tu hai detto, ma anche perchè è un vero giornalista , non uno dei tanti leccaculi a canali/testate unificate, che ben conosciamo . Non ci dimentichiamo che , ormai da anni è in corso una guerra indetta da governi e stati maggiori militari contro il giornalismo libero; una guerra iniziata con la guerra del Falkland . Guyerra che ha provocato morti veri , qualcuno ricorda la cannonata ” fuoco amico ” su un albergo durante la guerra del golfo N°1 ? ma potrei citarne molti altri .
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Per questo Gabriele e quelli come lui sono partigiani, per questo oggi l’ANPI subisce un pesante attacco dal governo e da quell’esponente della brigata ebraica
brava