Ieri eravamo tutti lì.
A chiedere che Gabriele torni a casa, qualunque essa sia, ovunque essa sia, fuori dalla prigione dove è rinchiuso da troppi giorni.
Qualche anno fa andai a vedere un suo film, io sto con la sposa, e ne uscii meravigliata, commossa, colpita che qualcuno avesse potuto fare una cosa del genere.
Adesso Gabriele è da qualche parte, in una prigione turca, al confine con la Siria.
Non sa di cosa sia accusato, non ha potuto parlare col console italiano, non ha alcun diritto.
Lucca ieri ha dato un senso alla parola “comunità”.
Una parola che forse lui userebbe per indicare il mondo intero, non una piccola città di provincia, chiusa da mura alberate alte e bellissime.
Ma questa piccola città di provincia ogni tanto ricorda a se stessa e agli altri che ha un cuore appassionato sotto il selciato scuro delle sue strade antiche.
E così chiediamo, tutti, il sindaco, le associazioni, le istituzioni, che Gabriele torni presto a fare il suo lavoro, magari sconvolgendo, scandalizzando, informando, raccontando ancora, a questa piccola città, il mondo là fuori, fatto di donne e di uomini e di storie.
Torna presto, rilasciate Gabriele, lasciatelo andare, il mondo ha bisogno del suo sguardo.
Per chi volesse informazioni sull’andamento delle cose, la pagina è questa: io sto con la sposa.
Stamani mi va di ascoltare questa canzone, scritta in un altro momento, per un’altra persona, in un altro stato.
Ma le cui parole mi ronzano in testa da quando mi sono svegliata.
Io non sono certo un esperto di politica internazionale ma penso che uno stato civile avrebbe richiamato immediatamente l’ambasciatore e consegnato una protesta formale all’ambasciata turca. Come minimo.
—Alex
‘iobono!
Liberoooooooo!