L’aria è gentile, anche se non ancora complice.
In piazza dell’anfiteatro passeggiano napoletani che parlano di cucina e milanesi che bevono l’aperitivo parlando di soldi, deve averli messi l’ufficio luoghi comuni.
Le piccole pozzanghere in terra, residui del tempo incerto di marzo, sembrano pezzi di specchio rotto che rimandano le luci dei lampioni spacciandole per stelle del cielo rovesciato.
Nelle case le luci accese raccontano di cene, litigi, telegiornale, pasta in bianco e sofficini.
C’è chi fuma.
Chi va veloce.
Chi si ferma, senza motivo, davanti alla vetrina di un negozio chiuso per guardare forse qualcosa di diverso dai pensieri consueti.
Gli ombrelloni chiusi dei bar sono fusoliere di missili inesplosi.
La mia panchina è un palco a teatro.
O forse, qualcuno, in questo momento, sta descrivendo me.
Difficile farlo come fai tu…! Che belle parole. Sembra di essere lì, pizzicati da quell’aria di primavera in arrivo.