ho acceso la stufa di mia nonna.
con la legna dei rami potati d’estate, quando neanche potevo immaginare che sarebbe stato fresco abbastanza da desiderare una stufa accesa in cucina.
la casa di mia nonna è stata chiusa per qualche settimana, il cucciolo a casa col cimurro non ha permesso grandi lavori campagnoli e così il primo giorno di rientro all’asilo siamo corsi a sistemare un po’ di cose.
la stufa calda ha ospitato immediatamente, sui cerchi di ghisa, una pentola d’acqua, perché non si sa mai, una pentola di acqua calda serve sempre.
la stufa accesa profuma di lei, degli asciugamani ricamati senza sosta sulla sedia nell’angolo del caminetto, delle raccomandazioni di quando mi sedevo, per starle vicino, sullo scalino di cotto, “un ti ci mette’ lì, che c’è sudicio, piglia una seggiola!” del chiacchierare fitto fra mia zia, me e mia madre, con qualche breve istante di frase concesso anche a mio padre, nelle pause che ci prendevamo per respirare.
dei suoi racconti riguardanti parenti, stretti o lontani e amici, gatti furbi, funghi trovati, di azalee, di ortensie, di funerali, di battesimi, di matrimoni e di divorzi.
e mentre mi scaldo le mani appena lavate all’aria calda che galleggia sopra la stufa ripenso ai suoi occhi, che sono i miei, e mi pare di vederli, ridere furbi da dietro la stufa.
Sono anche i miei occhi, ed è proprio un bel ricordo!
quindi di che colore avete i vostri occhi uguali?
Azzurri color nonna ida. :-)
Luci, la casa di nonna ida è diventata la tua casa a Farneta?
No… diciamo che per ora è una casa sull’albero! ;-)
bello, come sempre descrivi così bene questi momenti che par di sentire il profumo anche qui…