“Ero lì, con la motosega in mano, per potare il tiglio che faceva ombra all’orto.
È passato uno di ve’neroni che ci sono a giro ora, e dalla strada mi faceva:
“No! Donna sull’albero no! Scendi! Non ce l’hai un marito? Un padre? Un fratello? Scendi!”
E io dal tiglio:
“Che voi? Bada che c’ho la motosega eh! Mi difendo io!”
E ni facevo vede’ la motosega per spaventarlo ma avevo più paura io di lui.
“Scendi subito!”
“Vai via! Sono a casa mia, sul mi’tiglio!”
Oh, ma vesto vi un ne voleva sape’ d’anda’ via.
A un certo punto avevo una fame che morivo.
Sono scesa dal tiglio, sono andata in casa a prendere du’pomodori, del parmigiano e un po’ di pane.
E il nerone era sempre lì.
“Hai fame?”
“Sì”.
“Vieni, mangia qualcosa, ma ti avverto, ho un coltello lungo così se mi rompi i coglioni!”
Oh lo sai? Ci siamo messi a parla’, viene dalla Somalia, mi ha detto che è scappato, che lì le donne le rapiscono davero, una storia tremenda.
Alla fine, lo sai?
se le conosci, le persone, ti passa anche la paura.
Dedicato a lisa, alla sua dolce e trasparente bontà d’animo.
Bellissima storia
—Alex
:D mi aspettavo che gli potasse il tiglio alla fine! :-D
“le” santiddio! “le”! ma che diavolo scrivo!
già splendida storia che avevo letto in fretta in ufficio e quindi ne avevo colto solo parzialmente la sua bellezza e la sua poesia. Per questo me la sono andata a rileggere