il 3 maggio 1948 arrivò la luce a toRe.
per i non lucchesi la “luce” è la corrente elettrica. il treno, per esempio, va “a luce” e quando c’è il temporale “va via la luce e non si può fare la lavatrice”.
sempre per i non lucchesi, toRe è “toRRe”, il paese da dove viene santina, la signora vicina di casa dei miei che ha salvato la mia infanzia evitandomi la scuola materna, luogo che io aborrivo in quanto “pieno di bambini” (testuale citazione della lucettina quattrenne).
me lo ha raccontato ieri sera mentre, sull’uscio di casa, guardavamo venere splendere sopra i boschi di farneta, grande come un fuoco, come una stella con le punte disegnata dai bambini.
quando a toRe non c’era la luce, non c’era neanche l’orologio e la nonna di santina si regolava con le stelle.
“è l’ora di andare a casa, si vede la chiocciorina!”
diceva guardando le pleiadi.
oppure “si vede il carro, è tardi!”
con la luna organizzavano l’andare e venire per i sentieri.
“avevim dei panniciori fatti con le stoppie del granturco e ci si facevin le torce, ma siccome duravano solo per un viaggio, o l’andata o il ritorno, si studiava la luna: secondo quando, all’andata si usava la luce della luna e al ritorno si accendeva la torcia, sennò al contrario, a seconda di quando sorgeva o tramontava”.
di giorno, per sapere l’ora, i contadini piantavano il badile e guardavano che ombra proiettava.
“sai, bi’, come fu che arrivò la luce a toRe? la prima volta che si chiese mancaron de’ssoldi, allora i padroni ci missin de’lloro, tiraron fori un po’ di soldi apperuno e ce la fecero.
la luce, prima era solo alla maddalena. noi si sapeva che prima o poi sarebbe arrivata, così nelle case si fece l’impianto per quando sarebbe stata l’ora.
la luce la portiedero co’ffili della luce lasciati dai soldati della gueRa, non si sa come mai li avevin porti lì, ma andando via li lasciarin lìccosie e si presero.
di soldati ne passarono diversi.
viensero i partigiani, dormirono nel salotto, sul pavimento, “non vi preoccupate, che noi, al primo spicchiolare del giorno si va via! e così fecero veramente, e i tedeschi non li trovarono mai, per fortuna.
passarono i tedeschi, ma siccome non c’era la strada per andare di là dal monte, torniedero indietro.
doppo viensero i mori, i neri, insomma, gli americani, e loro avevin un machinon che fece la strada in un batter d’occhio e loro ci arrivaron, di là dal monte.
insomma, andando via, lasciarono i fili della luce. e con que’ffili lì, si portò la luce a toRe.
me lo ricordo bene, era santa croce di maggio, quando a toRe viense la luce.
santa croce di maggio 1948.”
e che faceste quel giorno?
“erimo contenti”
Che ganza Santina!
Chissà quante altre storie, da riempircene due di blogghini!
—Alex
Infatti la volevo candidare per una delle nostre cene gurturali!
Ottima idea!
magnifico