è andata che siccome si andava a cena dalla zia aurora, e alla zia aurora NI si voleva regalare una coppia di galline da uova, io mi sono presa l’incarico di andarle a comprare, le galline.
e le galline erano in un posto tipo “è facile! guarda, hai presente la provinciale all’altezza di Diecimo? ecco, c’è un ponte, una stradina a sinistra, poi a destra, trovi dei capannoni, ma è indicato! davvero, facilissimo, non mi ricordo il nome, ma è indicato, non ti puoi sbagliare!” (il babbuth in versione guida indiana).
e così, dopo il lavoro, sono andata a Diecimo, ma non trovavo il ponte. si comincia bene, ho pensato.
e così, però, almeno ho visto Diecimo, che è molto bellino, davvero! e l’ho visto bene bene bene, avendo fatto almeno cinque volte il giro del paese.
alla fine mi sono arresa e ho chiesto a delle signore.
“è facile! guarda, hai presente la provinciale? ecco, devi tornare indietro, prima della provinciale c’è un ponte, con una stradina a destra, poi a destra, trovi dei capannoni, ma è indicato! davvero, facilissimo, non mi ricordo il nome, ma è indicato, non ti puoi sbagliare!”
ho pensato che le signore erano le amanti segrete del babbuth, e che si erano messi d’accordo nottetempo.
così sono ritornata sulla provinciale, per prendere la stradina che si era spostata diabolicamente a destra, visto che venivo dalla parte opposta.
non avevo capito che la stradina era un gomito strettissimo parallelo al ponte e che per girarci era obbligatorio venire dall’altra parte, pena restare a metà fra ponte e stradina con la macchina.
così mi ci sono incastrata.
i camionisti dietro di me si sono rassegnati alla terza manovra e hanno iniziato un torneo di scopone.
ho fatto retromarcia e sono andata verso la provinciale.
ho cocciato la macchina.
ho girato in un piazzale e ho affrontato la stradina del dimonio dalla parte corretta.
ho visto i capannoni.
ho continuato la strada, senza cartelli, chissà dove li avevano visti, il babbuth e le sue amanti.
sono finita a un cascinale rosa, con la strada che finiva in una mucca, da un lato lo strapiombo, dall’altro il poggio, davanti una mucca che mi guardava perplessa.
ho spento il motore, accasciato la testa sul volante.
mi sono ripetuta: posso farcela, devo farcela, devo uscire da qui.
ho sorriso alla mucca, che ha ricambiato il sorriso. ho girato, controgirato, sudato, sterzato, imprecato, risudato e alla fine sono uscita dall’empasse.
e mi sono diretta verso i capannoni.
sono scesa dalla macchina e un cane mi ha morso.
si chiamava mattia.
lo so, perchè la padrona del cane e delle galline lo chiamava.
io sono tornata in macchina, col piede morso.
mi sono ripetuta cento volte: mi ha morso un cane mi ha morso un cane mi ha morso un cane mi ha morso un cane.
e poi: voglio andare a casa, voglio andare a casa, voglio andare a casa!
e infine: IO NON VOGLIO GUIDARE LA MACCHINAAAAAAAAAAAAAAAA!
e le galline le abbiamo prese da un’altra parte, alla fine.
siccome.
Venire a leggere i tuoi post di prima mattina è sempre un ottimo modo di iniziare la giornata :o)
La strada che finiva in una mucca è eccezionale!
;-)
—Alex
Come ti capisco! Anch’io odio guidare. In effetti, ho pure smesso da 10 anni di guidare, perche’ ad Amburgo la macchina non serve proprio. Ma se dovessi tornare in Italia dovrei ricominciare a guidare…mi sa che resto in Germania per sempre!!!
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Disinfettati bene!
ROTFL….. ( oddio grazie Lucy , mi asciugo gli occhi )
Certo che hai una vita avventurosa :-)
essendo il figlio di zirora alla quale vanno le galline non so come comportarmi: ridere? preoccuparmi della cugina?
rido e ora chiamo la cugina che la sera della cena non mi ha mica detto nulla quella rospa!
:D:D:D:D
aaaah… ma ho capito dov’è il posto!
è facile arrivarci!
ps.: la prossima volta, chiamimi che ti faccio parlà con mi’ mà che lei lo sa dove le poi trovà le galline da ova.