in questo otto marzo penso a una donna speciale, LA donna del quartetto cetra, morta ieri a novantadue anni.
e con lei vorrei ricordare le donne che, già dagli anni quaranta, facevano le cose degli uomini, con grazia e maestria, alcune riconosciute, altre nascoste, altre ancora combattute, ostacolate, punite.
a lucia mannucci sono legati dolcisssimi ricordi della mia infanzia, mia nonna adorava il quartetto cetra, e a me piaceva che uno di loro si chiamasse come me.
e anche mia nonna faceva cose che le femmine di solito non facevano: lavorava, andava al mare con la sua amica maria, mi raccontava quando si era fatta i capelli alla “garZonne” come diceva lei e tutto il paese bubbolava.
e i pomeriggi con lei, passati nella cucina della casa popolare di san vito, che a lei sembrava una reggia, e quindi lo era, con il terrazzo che profumava di detersivo, la cucina di ragù, l’armadio di canfora e di acqua di colonia, erano pomeriggi di una felicità perfetta, rotonda, incorruttibile.
il quartetto cetra appariva poco in televisione, invecchiato, azzimato, ma sempre bellissimo, perfetto, come perfetto era l’armadio di mia nonna e la rovescia del lenzuolo stirato e messo nel letto, come perfetto era il pavimento di cucina, perfetta la sua cipolla di capelli neri striati sulle tempie.
dedico questo otto marzo alle nonne, alle cantanti, alle artiste, alle ricercatrici, alle operaie, alle sindacaliste, alle dirigenti d’azienda, alle colleghe di lavoro, alle contadine, alle ingegnere, a tutte coloro che prendono in mano la propria vita e inseguono la propria realizzazione e i propri sogni, in un mondo ancora in salita, in un mondo ancora maschile, il primo del dopo bunga bunga e non ancora l’ultimo, perchè questa non è una festa, è un giorno nel quale ci ricordiamo tutte e tutti che la strada è ancora lunga.
Dai! Anche alle dootoresse che stanotte sono di guardia!
dottoresse
eh sì, l’è lunga, parecchio :-(
—Alex
E anche a quelle che la loro vita non la prendono in mano! E i sogni, bah…