eccoquà

questi giorni di divano coatto mi hanno portato a accendere la televisione.

ero curiosa, in toscana il digitale terrestre è arrivato solo da poche settimane, e fa impressione sentire le pubblicità dei programmi che dicono  “finalmente la tanto attesa terza edizione di…” e io non ne avevo mai sentito parlare prima.

insomma, adesso c’è il digitale, l’offerta si è allargata, ci sono tante cose in più e si  vede tutto meglio.

per esempio mentana ha le rughe, io me ne sono accorta solo col digitale. il pover’uomo è invecchiato dieci anni in una notte.

girando fra i canali incappo in un programma di cucina. una ragazza molto bella  e magra (cavolo, accidenti a lei, ma quanto è magra?) cucina di tutto con lunghe mani e l’accento milanese. decido di ricordarmi qualche idea che non si sa mai e cambio canale.

due signore si sfidano.

ai fornelli. devono superare prove diverse, cucinando quanto gli viene consegnato. una giuria composta da una blogger (ora mi candido) un comico che non rispetta la definizione del lavoro che fa e una signora giudicano quello che mangiano.

cambio canale: un ragazzo romano, che si chiama alessandro, cucina ogni puntata due o tre cose veloci, sembra simpatico.

su un altro canale un  reality show di cucina.

sulla rai impera sempre la clerici e la signora moroni.

ma quanto cavolo mangiano gli italiani?

prima che le trasmissioni di cucina diventassero patinatissime esibizioni di attrezzi per cucinare (dio quanto son belli! sono belli anche quelli che non servono a un piffero…) io, il mifratello e il babbuth guardavamo “eccoquà”: un cuoco  su un canale locale che cucinava verso l’ora di cena e quando faceva una cosa diceva sempre “eccoquà”.

“aggiungiamo un po’ di pepe… eccoquà.”

“ora si deve mescolare bene… eccoquà.”

“servite ben caldo con una bella spolverata di parmigiano… eccoquà!”

a ripensarci adesso, al buon eccoquà, viene da sorridere per la tenerezza. aveva il fuoco vero e un grembiule ridicolo, non era truccato, le maniche rimboccate ai gomiti facevano vedere le braccia un po’ pelose, i piatti e le pentole che usava erano identici a quelli di casa nostra e la sua cucina era una cucina “vera”.

io amo molto cucinare e devo dire  la verità, questi programmi sono (a parte il comico che non fa ridere che mi rende indigesta qualsiasi cosa) pure ben fatti. i tempi giusti, piatti realizzabili più o meno da chiunque (“chiunque può cucinare!” diceva il grande gousteau, menzione speciale per chi indovina la citazione) e con ingredienti normali.

diciamo che presentano ricette nuove con ingredienti o che abbiamo già o che di solito compriamo. il che non è male.

però questo proliferare di cuochi, sottocuochi (altra citazione..) tovaglie, piatti, tegami, frullatori e ricette e ricettine mi pare che mettano l’accento su un paio di cose a proposito delle quali vorrei sentire il vostro parere.

1) la gente ha pochi soldi e con pochi soldi preferisce provare a sentirsi ricca sbaffando di salsa piatti bianchi come farebbero al ristorante.

2) la gente sta smettendo di uscire e cucina in casa, guarda i film in casa, sta su internet in casa.

queste due cose non contengono “in sé” un problema, dipende forse semmai dalle proporzioni. ma mi pare che ci sia in generale una tendenza al chiudersi, al rintanarsi nel proprio guscio, al curare la propria tana e al trascurare quello che sta fuori.

detto questo, cucinare insieme agli amici è una ganzata, quando vivevo in germania lo facevo sempre, qui, un po’ per il tempo un po’ non lo so, mi succede sempre  meno. e mi pare un peccato mortale.

guardiamo pure i programmi di cucina, ma poi mettiamole in pratica, con almeno sei o sette persone, ste benedette ricette!

(senza però sbaffare i piatti, per favore!)

:)

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28 risposte a eccoquà

  1. Megant ha detto:

    Ratatouille!!!!!!! Grande citazione!
    Buona giornata

  2. letteredalucca ha detto:

    preso! (ma la seconda citazione? eheheh!)
    buona giornata anche a te!

  3. AD Blues ha detto:

    La seconda dall’immortale capolavoro Amici Miei: nemmeno un cuoco, sottocuoco!

    Comunque LdL credo non ci sia un gran significato sotto, è solo la moda…

    —Alex

    • Lilith ha detto:

      Pensa che i programmi di cucina sulla 7 li guardo quasi tutti! Il mio prefrito è “Cuochi e Fiamme” con Simone Rugiati, Chiara Maci (la blogger che ha un bloggino proprio ganzo “Sorelle in pentola”), Fiammetta Fadda la critica gastronomica e Riccardo Rossi il comico (a me fa ridere, non è antipatico!). Ma anche Benedetta Parodi la guardo volentieri (niente a che vedere con la sorella!). Non mi piace invece quello di Alessandro Borghese (il figlio di Barbara Bouchet, per intenderci), troppe ricette introiaiate e coi piatti “sgommati”! ;-) A me i programmi di cucina divertono e ho preso parecchi spunti e idee…a parte quello della Clerici invece, che non ho mai visto.
      Amo la convivialità, la mia casa è “un porto di mare” e adoro cucinare per gli altri! Pensa che la sera arrivo stanca a casa e devo preparare la cena e il pranzo per l’indomani, e due menù separati perchè ho un figlio quasi vegano e un altro godereccio e “cicciaiolo”, ma lo faccio volentieri: cucinare mi rilassa. In fondo è un’arte anche quella, un modo per esprimersi, quasi quanto disegnare (altra mia passione).

  4. cugifà ha detto:

    veramente belle le 2 citazioni ma troppo facili da indovinare:
    1° ratatouille, il cartone è stato proiettato in casa mia per circa un paio di mesi tutti i giorni poi la morte è toccata per circa altri 3 mesi in casa dei suoceri un giorno si e uno no!
    2° un must! Amici Miei detta dal conte Mascetti in preda alla tristezza più infinita dovuta al fatto che la figlia s’è fatta “ingravidare” da un sottocuoco, tale Giovannone!

    i programmi di cucina stanno dilagando e prenderci delle idee qua e la è divertente, come sai anche a me piace cucinare e mi piace pure (quando ho tempo ed è possibile) presentare il piatto quindi apprezzo pure lo sbaffo nei piatti

  5. biba ha detto:

    Ma tutti questi programmi di cucina? Davvero esistono? mai visto uno! E questo la dice lunga sulla mia arte culinaria… (o sarà che vivo sola?) Comunque la seconda citazione l’ho indovinata anch’io, la prima no, ma chi ha bimbi per casa era avvantaggiato, però!

  6. jonuzza ha detto:

    dal punto di vista sociologico la cosa mi sembra interessante perché ormai la tendenza generale delle famiglie è a NoN cucinare, visti i tempi della società industriale che obbliga a lavorare tutti e per tutto il giorno. addio famiglie patriarcali dove la nonna, la mamma, la zia, stavano tutto il dì ai fornelli. dal punto di vista psicologico invece è interessante la cosa perché credo noi italiani ci portiamo dietro la fame di un passato di poveri e quindi ci rallegra ed ha successo parlare di cucina.

  7. passalamoda ha detto:

    Se non conoscete “Falsarius Chef” vi propongo una serie di ricette in video, http://www.falsariuschef.com/p/recetas-en-video.html
    un approccio che manca

  8. Bianca-Hamburg ha detto:

    Come forse saprai quassu’ c’abbiamo “das perfekte Dinner” che imperversa ad ora di cena (cioe’ dalle 18:30- 19:00) e propone ricette piu’ che fantasiose. Cremine, salsine e “sbaffamenti” sono garantiti.
    Mia madre dice che in Italia, visto che la gente non ha soldi, l’unico piacere che e’ rimasto e’ il cibo e le spese si fanno piu’ per l’acquisto di alimentari che per ogni altro bene. Sara’ per questo? Che la tv italiana trasmetta il messaggio: fatti una mangiata e non ci pensare?

  9. marcoghibellino ha detto:

    hu….butto la pasta? no la platessa che cuoce sopra la pentola della pasta non è pronta

  10. crash ha detto:

    …per rispondere alle tue affermazioni…io penso che la risposta sia annidata nella discordanza tra ciò che è e ciò che appare. Sto pensando….alla famigliola della Barilla (tutti svegli, pimpanti, casetta solare), sto pensando ai telegiornali di Emilio Fido (dove i TG scivolano via tra interviste selezionate nei salotti buoni delle città e valutazioni sui cambiamenti climatici..), sto pensando a cosa dicono sui ristoranti pieni, sui Btp da comprare, ecc….ecc….La realtà per tanta gente è ben diversa. Sono state utilizzate tecniche di vendita, sono state utilizzate azioni persuasive inbonitrici, atte a rendere come normale un qualcosa che in realtà così non è. Il fine, lo scopo ?? unicamente la vendita di una immagine (distorta) per fare soldi o per acquisire consensi tra la “massa della gente”, tra la gente comune. Questa realtà artificiale e irragiungibile per la “massa della gente” ha però uno scopo lenitivo e temporaneo: offre la senzazione momentanea di stare bene, del bello a vedersi, del “tirare il fiato” per un attimo, del “vorrei” se potessi, crea uno stimolo potenziale e impotente insieme. Questa realtà artificiale PIACE, in genere, alle persone di una certa età, alle persone sole, a chi in genere tende a chiudersi, a non confrontarsi. Finisco: l’aspetto culinario assume un ruolo unificatore, non crea differenze sociali: come dici tu, Lucia: “mettiamo in pratica ste benedette ricette” (…se vuoi un assaggiatore..eccomi..). Piuttosto è il modo in cui vengono proposti questi programmi culinari. Bellissima la presentazione di “eccoquà”, genuina, sentita.

  11. gipo ha detto:

    azz.. facevo due su due con le citazioni, ma sono arrivato dopo la polvere….

  12. bonturo dati ha detto:

    Spesso rileggo l’Artusi non solo per le ricette ,ma per tutte le annotazioni relative ai componenti .
    Pellegrino (questo è il nome dell’Artusi)
    adopera ” il regamo seme odoroso di una pianticella selvatica della famiglia delle labiate ”
    adopera “la lunetta per fare il battutino o le polpette di trippa.”……
    adopera “la scamerita del maiale per le braciole…”
    prepara ” le cresentine, fette di pane arrostite strusciate d’aglio condite olio e aceto per i bambini che hanno i vermi…..”
    descrive “le folaghe ( Fulica Atra ) come uccello-pesce ,visto che la Chiesa permette di mangiarle nei giorni di magro senza infrangere il precetto.La caccia chiamata ,alla tela , avviene sul Lago di Massaciuccoli del Marchese Ginori- Lisci.. ( siamo nel 1910 )
    Questo è solo un piccolo esempio e penso che ama la cucina semplice dovrebbe conoscerlo.
    Il problema è che la materia prima non è più quella di Pellegrino o non esiste più.Ora si cucina in televisione e le ricette sono della Moroni…..Sono andato a mangiare da alcuni cuochi della Clerici che hanno il ristoranti nei dintorni di Roma.Vorrei dirvi i nomi perchè così evitate di cascarci,ma non posso ……..Buon appetito a tutti…..

  13. spiessli ha detto:

    Non ho il digitale terrestre e in questa parte della ridente terra elvetica si prende solo Raiuno (che evito come la peste), qundi dei programmi a cui hai accennato conosco sì e no quello della Clerici e quello della Parodi (per sentito dire).
    Ma, restando in tema di blog, conoscete GiKitchen (http://gikitchen.wordpress.com)? Matta come un cavallo con una fantasia perennemente al galoppo e decisamente sopra le righe. Ok, chiusa la parentesi pubblicità.
    Comunque anche secondo me è solo una moda.

    • Lilith ha detto:

      Io ho imparato a cucinare proprio con il libro dell’ Artusi!! Da lì ho cominciato ad amare l’arte culinaria, grazie a mio padre. Benedetti petonciani, i biscottini pel té, la pizza gravida, il ragù di coniglio e le telline con l’ovo!

  14. Gaby ha detto:

    I responsabili della TV sanno benissimo come occupare il telespettatore adattando via, via i programmi ai tempi e creando nuovi interessi per rimpiazzare quelli precedenti che cominciano a stancare. Come è stato detto sopra, al popolo non resta più che la soddisfazione di una cena in compagnia di amici, e il poter brillare a tavola facendo prova di un sapere da gran chef sembra quasi essere diventato un must “intellettuale” senza pari (mentre questo era già stato sperimentato nelle caverne…). E naturalmente la TV non si priverà certo di battere sul… fornello… finché questo sarà caldo. Poi, appena vedrà arrivare il calo d’interesse, trovarà subito un soggetto nuovo (o resuscitato) suscettibile di mantenere gli utenti attaccati ai teleschermi.
    Che vi devo dire, visto che tutto questo gran cucinare mi lascia indifferente, come del resto anche gli altri programmi?… Che sono sorpassata dal progresso? Che ho perso la voglia di rimestare nelle pentole? Che non ho abbastanza amici e famiglia da rifocillare con un nuovo virtuosismo?
    Forse, ma anche se mi prenderete per una marziana perché resto fuori dai ranghi delle tavole moderne, credo che non morirò di fame…

    • Lilith ha detto:

      Bonturo, il Grande Artusi, le chiamava “telline”… ;-) infatti nel leggere la prima volta il Suo libro “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” non avevo capito a cosa si riferisse!
      Bellissimo l’episodio del minestrone che mangiò a Livorno, in piazza del Voltone! Credeva che i forti dolori di pancia che ne conseguirono fosse colpa di quest’ultimo…e invece si era preso il colera!

      Anche per questo argomento, credo valga la libertà di scelta e l’uso personalizzato del telecomando. “Click” e ognuno guarda quello che vuole.
      Io adoro cucinare da quando ero bimba, mi diverte, mi rilassa e di conseguenza mi fa stare bene. Da poco ho iniziato a guardare i programmi culinari in tv e alcuni mi piacciono, altri meno. (Clerici e Moroni non le sopporto!).
      Non so dare una risposta filosofica o sociologica sul quesito “come mai tanti programmi sul cibo in tv”.
      Forse perchè in un mondo dove tutti sono a dieta per dovere o per scelta, fa piacere magari guardare in modo “voyeristico”, tanti bei piatti! Non credo in fondo, che tutti
      quelli che guardano questi programmi, realizzino davvero tutte le ricette che vedono.
      A parte questo aspetto, credo davvero che cucinare sia un’arte (non a caso si chiama “Arte Culinaria”), e non solo un mero strumento per riempirsi lo stomaco o per vantarsi e “brillare” con gli eventuali ospiti.

      • Lilith ha detto:

        P.S.: non è nemmeno una moda recente…oggi ce ne sono di più è vero, ma ci sono anche molti più canali! Trasmissioni di cucina c’erano anche quando io ero una bambina.
        Chi si ricorda il mtico programma RAI “Colazione allo studio 7”, condotto da Ave Ninchi e Luigi Veronelli? ;-)

      • Aldo ha detto:

        Caspita, Lilith, che ricordo! La sigla era il terzo (credo) Brandeburghese reinterpretato da Keith Emerson (e di questo sono sicuro!).
        … Sempre per la serie: noi della sezione riovero, come l’hai chiamata tu un po’ di tempo fa, che ci ricordiamo dei bei tempi andati …

      • Simona ha detto:

        Lilith, a propositi di Artusi e dato che tiu piace scrivere e leggere, se non lo hai letto ti consiglio “Odire di chiuso” di Malvaldi (un giovane chimico pisano che si diletta a scrivere gialli…tra l’altro scritti in dialetto livornese-pisano leggiti “La briscola in cinque”, “Il gioco delle tre carte” (meno bello), e “Il re dei giochi”), il protagonosta è un Pellegrino Artusi che si improvvisa detective… ;) davvero simpatico! bacioni!!!

  15. letteredalucca ha detto:

    aldo e lilith: voi due mi fate stiantà da ride! siete favolosi.

  16. Arianna ha detto:

    Ora è tutto un cucinaio da ogni parte…ci sono pure la signora il giovane cuoco e la sommelier. Ma anche le tv estere non sono da meno: polacchi, tedeschi, francesi e persino americani, tutti in cucina! Sarà la crisi, mah…ciao, e buon we, Arianna!

  17. Donna allo specchio ha detto:

    Anche qui in Francia ci sono tanti programmi di cucina, io normalmente non ne seguo nessuno: li fanno poco prima dell’ora di pranzoo di cena, quando comincio ad avere fame e francamente l’idea di vedere buoni piatti mi fa venire ancora più fame.

    Quanto a quelli italiani, ricordo anch’io l’ave ninchi, anche se ero molto piccolina all’epoca; la Clerici non la reggo con quella sua aria paternalista da massaia da strapazzo, alla sola vista mi viene voglia di gettare una scarpa al televisore (be anche il nano italiano e quello francese ùmi fanno lo stess effetto)

  18. Lilith ha detto:

    Grazie Simona! Prendo subito nota!!! ;-)

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