viaggiando sul diciassette si ri-scopre che per gli studenti delle scuole medie superiori non ci si lascia e ci si piglia solo fra fidanzati, ma anche fra migliori amiche.
“le ha detto che era troppo appiccicosa e non la voleva più come miglioreamica”
ha raccontato una ragazzina al suo compagno di viaggio parlando di altre due.
“da quando ha cambiato scuola è diventata snob, non ci considera e ci scrive solo su facebook”.
me le ricordo anche io le prove tecniche di miglioreamica.
si provava, con coraggio, a cercare di capire, ad annusare le compagne, a cercare di scoprire se almeno in qualcuna di loro ci potesse essere qualcosa di simile a noi. almeno, io cercavo la similitudine, la differenza mi terrorizzava, mi lasciava col timore di essere abbandonata sul più bello per una nuova amica, per un fidanzato improvviso, o per un più banale “filarino”.
ricordo le giornate di entusiasmo seguite alla scoperta di non essere sole nel mondo, di non essere verdi con le antenne ma di avere vicino qualcuno di simile a sé.
e ricordo anche il senso di abbandono di chi, una volta che ti aveva eletto “migliore amica” ti abbandonava “per un’altra”, come se le amicizie fossero come gli amori, un tutto o nulla di sentimenti e di emozioni, un lasciare e prendere, un costruire e distruggere.
ricordo i sabato pomeriggio passati in solitudine e la scoperta, il lunedì che “lei” era uscita con altri, che avevi perso il filo di un discorso che altri intrecciavano al posto tuo, fatto di dinamiche di paese, di temporanee alleanze scolastiche, di interessi comuni.
poi crescendo si cerca di capire che esistono le amiche, al plurale, e che il rapporto elettivo esiste ma non è obbligatorio, che esiste la possibilità di star bene un po’ con tutti, e a volte, un po’ con tutti, di star male.
si capisce che le amicizie nascono anche da casi fortuiti, il dividere un paese straniero, un lavoro improvviso, una delusione, una passione calcistica.
si capisce che le persone sono deboli e volubili a volte, neanche cattive, solo, forse, a volte, distratte.
e si smette di lasciarsi ferire dalle miglioriamiche.
E’ proprio così, crescendo ci si rende conto di quanto siano complicati a volte i rapporti umani e che l’unica cosa che possiamo fare è tentare di fare del nostro meglio senza aspettarci chissa che dal nostro prossimo.
Un saluto
Si cerca sempre l’affinità con l’altro, anche da grandi. Spesso non si trova, però si tenta sempre.
ma come fai a tradurre spessissimo così bene i miei pensieri così ingarbugliati?!?!…
non so.. non bisogna aspettarsi niente da nessuno, questo lo condivido.. e’ cinico, lo so.. ma e’ la realta’.
dall’altra pero’ penso che le amicizie siano un po’ come gli amori, devono esser grandi e sincere e durature, oppure.. non valgono niente.
Mi hai fatto tornare indietro di 10 anni… a scuola erano tutte “coppie” di migliori amiche, io sono sempre stata un po’ fuori dai giochi… quella dispari anche tra le amicizie! La mia migliore amica in realtà era in un’altra classe, siamo ancora in contatto ma io non la sopporto più (rampante gioventù pidiellina, ahimé). E con gli anni, ho realizzato forse perché facevo tanta fatica ad entrare nella logica delle migliori amiche: i miei più cari amici sono tutti uomini… (salvo rarissime eccezioni)!
com’è vero! mi hai riportata indietro di molti anni…un bacio da Livornooo!!!!!! :) sono arrivata ieri sera!!!