cencio e straccio

sto seguendo da lontano la polemica interna al PD, interessante come le repliche estive dei varietà anni sessanta.

parto da una domanda che ho letto sul profilo di una amica su faccia libro:

“ma non dovevano andare uno in barca a vela e l’altro in africa?”

ma è possibile che dopo vent’anni la sinistra italiana (e a questo punto il centrosinistra, parlando di PD) ancora deve restare al palo perchè questi due si stanno sulle palle?

che d’alema restituisca le biglie a veltroni che gli ha rubato da piccino e che veltroni la smetta di piangere dalla mamma ogni volta che l’altro gli tira i capelli.

è insopportabile vedere la sorte non solo di un partito che, a suo modo e con i suoi problemi, ha rappresentato gli ideali e le istanze di milioni di italiani nelle mani distruttive di due bambini capricciosi, che ancora non sono capaci di rinuciare al proprio immenso ego in nome di qualcosa di più grande.

a parole ci parlano di grande afflato popolare, di popolo delle primarie, di grande esempio di democrazia partecipata.

nei fatti il PD è un partito costruito a tavolino, benedetto soltanto grazie a plebisciti dettati più dai relitti del centralismo democratico che non per una vera voglia di cambiamento, nel quale la classe dirigente fallimentare dei DS si è coalizzata con la classe dirigente fallimentare della Margherita con un unico scopo: sopravvivere.

che ha contribuito, col mito dell’autosufficenza veltroniana al suicidio elettorale delle scorse elezioni, che dalla sua fondazione ha cambiato tre segretari tre, che ogni volta deve stare più attento al fuoco amico che al nemico.

mi sono arrabbiata come una furia quando un simpatizzante del PD ha osato dirmi: “eh, chissà come godi, tu, a vederci così, tu che te lo sei sempre augurato”.

NO.

non me lo auguravo.

io LO SAPEVO che finiva così. e l’ho detto e scritto.

ma ho perso.

e adesso mi brucia dover dire che davvero avevo ragione.

davanti al centro destra più in difficoltà della loro storia politica loro non sono capaci di altro che di farsi intervistare su repubblica a giorni alterni.

ma riconsiderare l’idea della barca e dell’africa vi dispiacerebbe tanto?

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5 risposte a cencio e straccio

  1. movero ha detto:

    curiose affinità: ho appena letto un’intervista interessante dove l’intervistato afferma
    “Per me il partito comunista era questo: un padre che torna a casa stanco dal lavoro, mette in tavola un pane, un bicchiere di vino e un fiasco d’olio, e con quel che ha risparmiato compra un libro a suo figlio. Oggi questi c’hanno la barca e l’ossessione per la poltrona. Litigano, ma non per la politica; per il loro ego”
    un caffé in premio a chi riconosce l’intervistato

  2. lucia ha detto:

    un caffèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè! (pronunciato dando molta enfasi alla seconda sillaba)

  3. marcoghibellino ha detto:

    riflessioni..

    — sto seguendo da lontano la polemica interna al PD, interessante come le repliche estive dei varietà anni sessanta. —
    io no, ho lo stomaco debole

    — mi sono arrabbiata come una furia quando un simpatizzante del PD ha osato dirmi: “eh, chissà come godi, tu, a vederci così, tu che te lo sei sempre augurato”.

    NO.

    non me lo auguravo.

    io LO SAPEVO che finiva così. e l’ho detto e scritto.

    ma ho perso.

    e adesso mi brucia dover dire che davvero avevo ragione. —

    quoto idem cum patate

    ma io andrei ancora più a monte , se Ochetto fosse morto lo disseppellerei e ne getteri le spoglie nel Tevere com’era uso verso certi Papi nei bei tempi andati

  4. patrizia ha detto:

    ecco, questo è un testo che vorrei vedere pubblicato su Repubblica, uno sfogo amaro che ci rappresenta in tanti, non l’ennesima letterina di Uolter…

  5. marcoghibellino ha detto:

    su PD network di testi come questi è pieno, straripa, ma non serve a niente i vertici se ne sbattono alla grande

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