ancora sul 10, da tempo invece di prendere il 17 al mattino che mi ingoia alla stazione e mi scende quasi al lavoro ma completamente masticata, faccio tappa in san marco e lì prendo bussini più piccoli e meno affollati.
spesso mi incanto a guardare le mille sfumature di colori che siedono di fronte a me e resto ammaliata soprattutto dalle donne.
gli uomini, specialmente i cinesi, non riescono a ispirarmi nulla, anzi, non riesco a entrare in empatia con nessuno di loro, hanno gli sguardi duri, come tedeschi dell’est del mondo, non so come dire.
ma le donne… le donne del 10 per settignano sono bellissime e variopinte.
in piedi, gambe larghe, ciabatte e smalto sbiadito ai piedi stava una signora sudamericana che pareva scolpita in una raffigurazione azteca: gli angoli della bocca in giù, gli occhi tagliati come una lama, i capelli raccolti in una coda che scappavano lisci davanti alle orecchie, la fierezza di montezuma.
di fronte a me una signora indiana, burrosa, lucida, con quattro menti morbidi e rotondi che le scendevano lungo il collo e i capelli mossi, gli occhi enormi, i denti bianchi, le braccia da signora emiliana.
accanto a lei una signora che pareva uscita da un reportage sull’indocina, la pelle grigia, gli occhi spenti, magra come un filo d’erba, una grande tristezza negli occhi.
accanto a quest’ultima una signora anziana fiorentina, i capelli corti e bianchi, gli occhiali spessi, le rughe e un grande sorriso.
quattro donne, completamente diverse, completamente donne. donne nello sguardo, nella pelle, nei gesti.
mi piace stare sul 10, settignano.
Mi sono fatto l’idea che le persone che osserviamo ci colpiscono non tanto per il loro aspetto quanto per le storie che ci immaginiamo sulla loro vita.
—Alex
belle descrizioni ma la domanda è cosa penseranno loro di noi? Come ci osserveranno? Ci osserveranno?
Sono d’accordo con ADBlues spesso oltre e forse più dell’aspetto ci colpisce il film che ci facciamo sulle loro vite, belle o tristi che esse siano.
…questo è quello che si può esprimere tramite il senso della “vista”. Sarebbe interessante utilizzare anche altri sensi: l’olfatto per esempio ci può dire molto, il tatto è un pò difficile, magari l’udito (come ascolto della voce, il tono), la postura……
io invece quelle poche volte che prendo l’autobus mi concentro sulle voci: ci sono le ragazine che parlano del figo della scuola, i secchioni (altresì noti come “scacciafica”) che inventano battute sui teoremi di fisica, la vecchina che parla dell’ultimo morto con l’amica…
io l’human watching lo faccio al, anzi ai, mercati (ven Capolona – lun Subbiano) perchè il MERCATO ( maiuscolo d’obbligo) di due comuni di 5-6000 abitanti sono uno spettacolo, adoro osservare le iterazioni delle clienti toscane col venditore pakistano o cingalese o altro..oppure viceversa è bellissimo.
PS vado OT Lucy , in questi giorni pensavo che ( scusa magari sono troppo curioso ) che parli tanto di ciò che ti circonda o di tue memorie ma poco della Lucia di adesso cioè, è un mio tarlo questo , che ci diresti di Lucia e la gastronomia; mi è venuto in mente perchè ho scoperto questo sito
http://www.taccuinistorici.it/
da cui
http://www.cucinaericette.it/cucina-italiana/cucina-toscana/ricette/secondi-piatti/lepre-in-dolceforte.asp
(ricetta presente anche nel Pinocchio di Collodi)
e il mitico peposo del Brunelleschi
http://www.cucinare.meglio.it/ricetta-peposo_del_brunelleschi.html
bellissima descrizione, e è vero quello che dice Alex: io a volte mi sorprendo a fissare la gente mentre immagino le loro storie…