errando

errando puiò voler dire andare in giro, oppure sbagliare, oppure ascoltare erri de luca, in una sera lucchese, in una chiesa troppo piena di vescovi e preti per essere vera ma che comunque stava in silenzio, ad ascoltare la sua voce grinzosa e napoletana, a guardare muovere le mani da nonno, gli stinchi bianchi e sottili, le ginocchia puntute, la vita dei pantaloni troppo alta.

errando vuol dire ascoltare e piangere piano, ascoltare storie di vecchi emigranti, di giovani morti ammazzati, di minatori prigionieri in fondo al tunnel di carbone e fiamme.

vuol dire anche ascoltare la chitarra e le canzoni di gianmaria testa, che io amo poco a dire il vero, ma che è una buona spalla e una bella voce, se non avesse la sfortuna di ricordare troppo da vicino due voci che amo da prima di lui, ivano fossati e paolo conte.

insomma ieri sera ho ascoltato erri de luca, dopo aver letto tanto, dopo aver rimuginato, masticato e riletto le sue parole l’ho visto e l’ho sentito.

alla fine dello spettacolo mi sono alzata per andare a casa, anche se la tenzatione era quella di dire “va bene, adesso vado lì e gli racconto le storie degli emigranti in lussemburgo che ho sentito al  circolo curiel e gli racconto del bombardamento di dresda e gli racconto del mio bisnonno che partì col calesse e tornò senza e la bisnonna capì che toccava emigrare, perchè erri è così: ti fa credere che ogni storia sia degna di essere raccontata, basta saperlo fare e allora pensi che chi meglio di lui potrebbe custodire la tua storia, le tue storie, chi potrebbe farne poesia meglio di quel secco napoletano montanaro.

e poi vedi che c’è la folla, che tante persone la pensano come te e che vogliono rincorrerlo, sorridergli, porgergli un libro perchè lo firmi e lo renda diverso dagli altri che si hanno in casa. e allora giri la schiena e ti avvii fuori e vedi il vescovo e i seminaristi e ti chiedi se hanno capito e ti chiedi se anche tu hai capito, perchè dovresti essere migliore di loro.

tornando dalla germania ho pensato a lungo  che per questo paese non ci fosse niente da fare, la cosa mi atterriva, mi disarmava, mi disperava. ho pensato che senza la televisione nessuno avrebbe potuto comunicare mai nulla di diverso da quello che vogliono loro, ho pensato che tutto fosse morto, finito, chiuso.

e da ieri penso che non tutto è perduto. da ieri ho di nuovo una piccola foglia verde sul ramo secco della speranza.

una piccola foglia verde napoletana e montanara.

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4 risposte a errando

  1. Tiziana ha detto:

    ‘Aceto, arcobaleno’ un libro che ho letto, amato e sofferto molto. Spesso sono le canzoni che accompagnano un amore, nel mio caso è stato questo libro, così simile ad una mia ferita del passato.
    Evviva i montanari!!!!
    bacio

  2. ADBlues ha detto:

    Il problema Lucia è che nella chiesa di Lucca, in tutti gli altri luoghi che un De Luca potrà visitare nella sua vita, quanta gente potrà mai raggiungere?
    E quante altre coscienze ancora potrà toccare con le sue storie?

    Quanta gente invece è raggiunta ogni giorno ed ogni sera dall’informazione taroccata che ci propinano? Quante ancora sono sottoposte alla tele-lobotomizzazione a base di grande fratello, velone e veline, voyager, pupe e secchioni etc.?

    La sproporzione dei numeri è lampante.
    Ed io non riesco ad accontentarmi o peggio ancora ad esaltarmi nell’idea di fare parte di una minoranza “illuminata” o “giusta” e fanculo gli altri ciechi e stolti.
    Invece mi deprimo perché vorrei che la mia minoranza fosse invece la maggioranza e so che questo non sarà mai possibile.
    Si è perduto qualcosa ed ho paura che non verrà mai ritrovato.

    —Alex

  3. valeriascrive ha detto:

    De luca a me piace moltissimo.
    Lo abbiamo sentito parlare a L.A. e ho ascoltato alcune sue interviste in tv, ogni volta l’ho apprezzato molto, trova sempre il modo di farmi commuovere. Con il suo stile asciutto, lapidario, dimesso (a me sembra cosi’), tira fuori immagini e verita’ e suscita emozioni che restano nel cuore.

  4. crash ha detto:

    …”sono pochi quelli che vedono coi propri occhi e provano sentimenti con i propri cuori” (A.Ein.).

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