raccogliendo l’invito di arya e col cervello tiltato dall’intervento di angelo che diceva “quoto” per cire “cito”, sono partita come un missile fra i ricordi di aritmetica delle elementari.
alle elementari si ha il primo approccio con la matematica, che non ho mai capito come mai mi piaceva tanto da piccina e poi da grande mi faceva così paura.
da piccola la matematica mi sembrava una materia come le altre, non mi spaventava a morte come poi è successo da grande.
non so cosa sia successo.
ma alle elementari si giocava con i fagioli, si ritagliavano le scatole della pasta barilla per imparare a calcolare area e perimetro del parallelepipedo, si impilavano uno sopra l’altro dischi per calcolare quella del cilindro.
e si usavano parole che ora non uso mai.
per esempio
“quoto” ci chiamavo il risultato di una divisione a resto zero, mentre “quoziente” era il risultato di una divisione con il resto.
oppure quando moltiplicavo o sommavo “in colonna” (mi restava un mistero come mai per sommare in colonna dovevo stare attenta a infilare nella stessa colonna tutte le decine, tutte le unità e i numeri dopo la virgola, mentre per moltiplicare potevo ignorare tranquillamente la successione) e dicevo: “scrivo quattro e PORTO due”.
oppure la “prova del nove” per controllare una divisione A DUE CIFRE che mi sembrava una cosa tipo le equazioni differenziali.
e le frazioni, proprie, come che so, 3/4, improprie come 4/3 o apparenti che so, 9/3. mai più riutilizzate.
che poi chissà perchè 4/3 era impropria… poverina. si vede che l’unità era il punto di riferimento.
e i “numeri in colore”?
in una scatolina gialla con gli scomparti per le unità, dei quadratini bianchi.
il due rosso.
il tre verde chiaro.
il quattro porpora.
il cinque giallo.
il sei verde scuro.
il sette nero.
l’otto marrone.
il nove blu.
e il dieci arancione.
meraviglia delle meraviglie.
Aaaargh!!!! Anch’io dico quoto quando voglio dire cito. Maledetto inglese.
Io con la matematica rapporto odio-amore. Tutto liscio fino a quando si tratta di numeri, il buio piu’ assoluto quando entra in ballo la geometria con annessi e connessi, seni, coseni e via cantando. E quando imparavo le tabelline mi veniva irrimediabilmente fuori l’effetto poesiola :) Buongiorno, Luci!
buongiorno!!! lo dico anche io e non ci avevo mai fatto caso, fino a che stamani leggendo ho automaticamente pensato “quoto e quoziente…” e in un volo ero di nuovo col grembiule bianco, il fiocco blu e il quaderno a quadretti.
ps: un altro dubbio era sempre come mai la frase “qual è il risultato di…” non prevedeva l’apostrofo per “qual”.
:)
un altro ps: qualcuno si ricorda dell’esistenza del miriagrammo?
come andiamo a equivalenze? eh?
bene…viva i colori!
buon giorno.
:-)
Ah, il miriagrammo! Fa parte dei miei ricordi di gioventù (e, siccome la gioventù è molto lontana e l’effetto arteriosclerosi funziona a meraviglia, me lo ricordo perfettamente).
Buon weekend!
I numery in coloreeeee….I NUMERI IN COLOREEEEE….che flaaasshhhh!
Bene…ora c’è da capire quale cortocircuito mentale t’ha fatto venire in mente questa robba…
noi li chiamavamo “regoli” ma “numeri in colore” è un nome moooolto più bello. Li adoravo!
invece non mi ricordo di aver mai usato la parola “quoto”…
bellissimi i regoli!! :) me li ero completamente dimenticati..ma che brava che sei stata a farceli tornare alla mente..
..per quanto riguarda gli ingleisismi involonari, io l’altro giorno ho detto in italiano “era da settimane che lui aspettava PER il carnevale di Nizza” (che tra parentesi costa 25 euro e non credo valga la pena :) )
smacche
Stupendi i numeri in colore! Ma visto che pure io avevo un’avversione per la matematica fin dalle elementari, e preferivo le costruzioni come i Lego, cercavo di unire l’utile al dilettevole: i numeri in colore li usavo come i mattoncini Lego e ci costruivo quasi sempre una piramide. Erano l’ideale: una bella base 10×10 e poi su su fino ad arrivare al cubetto di 1 unità.
Felipe: difficile che partendo da una base 10×10 tu potessi arrivare in cima con un cubetto da un’unità…
Al massimo potevi finire con un cubetto 2×2…
Ah, i Lego!
La mia passione infinita ed inconfessabile. In soffitta ne ho ancora un fustino da detersivo pieno zeppo! Ho costruito cose che voi umani non potete nemmeno immaginare!!!
—Alex
PS = già, ma i fustini del detersivo chi se li ricorda ancora? :-)
Alex: anch’io tenevo i lego in un “fustino per la lavatrice”: erano l’ideale per i giocattoli..e anche io adoravo quelle costruzioni. Spesso però mi dispiaceva smontare le mie invenzioni, e restvano lì per mesi :D
Chi non ha mai giocato con il lego?
Ci passavamo giornate io e mio fratello…poi le nostre opere finivano sempre e comunque distrutte, per poi rinascere sotto altra forma e dimenZione…
E anche noi li tenevamo nel fustino della lavatrice…Insiema ai micronauti però.
un fustino pieno di lego???
cavolo che invidia.
io non ne avevo cosí tanti.
nei fustini ci tenevo “le costruzioni” della plastic city. la versione popolare dei lego, assai piú economica. anche se a volte certi pezzi non si staccavano piú.
per alex: ha ragione felipe, si puó arrivare fino al quadratino da uno, basta lasciare a destra e a sinistra 0,5 a ogni passaggio di “colore”.
:)
Lucia, ma con il Lego non è possibile lasciare 0.5 unità…
E’ un sistema “quantico” ;-)
—Alex
ma lui parlava dei regoli in colore.
PS = forse “quantistico” suonava meglio! :-D
Pe la quantità di Lego che ho, immagina che per anni ed anni, in qualsiasi occasione da regalo (compleanno, natale, etc.) ho sempre richiesto in regalo le mitiche costruzioni!
Allora niente “quanti” di Lego! ;-)
Eheheh.
—Alex