un amico mi chiama per chiedermi cosa ne penso degli OGM. io gli chiedo se sa cosa sono. alla sua risposta vaga gli provo a spiegare cosa sono, mi fa: non farla tanto lunga! dimmi a che servono e come mai farebbero male!
provo a dirgli che è complesso, ma che in generale non è che facciano male “in quanto OGM” ma a seconda dello scopo per cui sono creati. esempio: la soia resistente all’erbicida si può seminare quando l’erbicida è ancora nel terreno, quindi avrà maggiori residui tossici quando la raccogliamo. un mais resistende ai parassiti non avrà la stessa quantità di antiparassitari di un mais che non lo è. mi sembra semplice. ma non lo è. e non solo perchè il mio amico è un filosofo. perchè è pure un filosofo intelligente e cocciuto. insiste il filosofo. mi chiede come mai allora gente “ragionevole” (le virgolette sono mie) come legambiente e slowfood fanno cartello. provo a ripetere che il dibattito è astutamente spostato. ci sventolano un dito e noi come scemi lo guardiamo al posto della luna.
il fatto è che la biodiversità di cui tanti si sciacquano la bocca è in crisi ed è messa in crisi dall’agricoltura tradizionale. intensiva, latifondista, monocolturale. il “pioppo selvatico piemontese” si sta estinguendo a causa di un’ibridazione col polline del sempre più coltivato pioppo domestico da carta, che non sarà OGM ma è un gran rompicoglioni quando si tratta di diffondere i propri gameti.
stessa cosa per le sostanze che “l’agricoltura OGM free” libera nell’ambiente ogni giorno. (passate a un’agraria un giorno e date un’occhiata ai prodotti legali che vengono venduti e buon appetito).
non lo so se il mio amico mi considera una studiosa di scienze sufficentemente titolata, nel caso, vorrei farmi autare dal buon Tullio Regge, che spero non me ne vorrà se copio e incollo un passaggio illuminante dalla versione on line de le scienze:
Tullio Regge
Leggo su «La Stampa» del 4 settembre un intervento di grande interesse di Tony P. Hall, ambasciatore statunitense presso la FAO, l’organizzazione dell’ONU che si occupa di alimentazione e agricoltura. La FAO ha dichiarato formalmente nel rapporto 2003-2004 che per dar da mangiare ai popoli di tutto il mondo occorre far ricorso alle biotecnologie, in parole povere agli OGM. Nelle parole di Hall, «tutta la retorica se la tecnologia fosse un bene o un male ha ceduto il passo a un dibattito più qualificato sulle sue applicazioni specifiche». Vorrei che Hall avesse ragione, ma temo che pecchi di eccessivo ottimismo per quanto riguarda la scala dei tempi. Tranne poche e lodevoli eccezioni, il mondo politico italiano – ma anche europeo – è ostile alle biotecnologie, oppure teme ed evita le polemiche. Contano di più i voti: il catastrofismo e non il dibattito qualificato. Dal 1976 mangiamo pasta fatta con grano Creso ottenuto esponendo la varietà Cappelli ai raggi gamma di un reattore. Sono in libero commercio da decenni altre varietà geneticamente modificate ottenute con lo stesso metodo, e non c’è alcuna garanzia che queste varietà non siano ora coltivate e commerciate sotto l’etichetta fasulla di «biologiche». Come ben nota l’ambasciatore, il parmigiano e altri squisiti formaggi italiani sono prodotti mediante enzimi geneticamente modificati. La battaglia pseudo-ambientalista contro gli OGM è ormai persa: un laboratorio di sintesi di OGM costa pochissimo ed è alla portata dei popoli del Terzo Mondo. Cina, India e altri paesi in via di sviluppo hanno acquisito la tecnologia degli OGM, e non dipendono più dalle odiate multinazionali. Secondo il rapporto FAO, la biotecnologia «non solo è in grado di aiutare i piccoli agricoltori che dispongono di scarse risorse… ma sta già arrecando notevoli vantaggi sociali ed ambientali». Da tempo mi batto per l’apertura di un dibattito qualificato nel senso auspicato da Hall, ma rimango pessimista. Durante un mio intervento in pubblico sono stato più volte interrotto da un fanatico che ripeteva ossessivamente la frase: «tutti i brevetti degli OGM sono di proprietà delle multinazionali». In Italia è vietata la sperimentazione in campo aperto, e chi vuole sviluppare OGM si ritrova prigioniero di una giungla burocratica in stile borbonico senza vie d’uscita o viene assalito da dimostranti armati di falce. Le famigerate multinazionali non temono la giungla, dispongono di ampi spazi in tutto il mondo per la sperimentazione. L’unico risultato pratico dei divieti casalinghi è appunto quello opposto e perverso di impedire che i nostri istituti di ricerca, pubblici o privati che siano, acquisiscano brevetti.
(04 ottobre 2004) spero che continuerà a non volermene se alla fine del suo intervento finisco io. con quello che penso. io vorrei capire cosa ci spaventa esattamente delle biotecnologie degli ultimi anni. A mio avviso in primo luogo ci spaventano le terminologie, spesso utilizzate a sproposito. Cosa direbbero mio nonno e mia nonna se dicessi loro che, ogni volta che fanno una margotta a una pianta di limone o una talea dalle loro rose, in realtà si occupano di “clonazione vegetale”?
Quello che ci spaventa poi è forse la rapidità con cui i progressi in questi campi si stanno svolgendo. Ogni giorno ci sembra che il limite tecnico di ciò che si può fare venga spostato un pochino più in là e quello che ci sembrava fantascienza diventa realtà.
E poi, non ci nascondiamo dietro a un dito, quello che ci spaventa più di tutti è l’idea che lavorare sul materiale genetico equivalga a lavorare sulla vita. La nostra e quella altrui. Questo è quello che ci impedisce riflessioni lucide.
DNA è l’acronimo che ci ha aperto le porte di un mondo meraviglioso e pieno di aspettative. Ma anche popolato da mostri spaventosi frutto dell’ignoranza e della scarsa comunicazione che gli “esploratori” di questo nuovo territorio stanno facendo.
Abbiamo probabilmente bisogno di un nuovo Marco Polo, che, narrandoci il Catai così come lo vide fece crollare le leggende sui mostri che popolavano quelle zone, o di un nuovo Colombo, che abbia voglia di mettere la prua coraggiosamente oltre Gibilterra.
Il dibattito che è venuto fuori durante e dopo la campagna referendaria ha messo in evidenza come, anche a sinistra, ci sia una malcelata tradizione “antiscientifica” che fa sì che le materie che riguardano la biologia molecolare vengano viste con sospetto: si invoca il principio di precauzione fino allo spasimo, (e magari non lo si invoca su ciò che mangiamo tranquillamente tutti i giorni, io una bella campagna informativa sui pesticidi che entrano nelle nostre case non la vedo da quindici anni…) ci si chiede “dove andremo a finire” e si vedono gli scienziati come biechi prezzolati al soldo delle multinazionali, del farmaco, delle sementi, o di chissà cosa. Se le energie utilizzate per dare fuoco alle coltivazioni sperimentali si utilizzassero per chiedere più soldi per la ricerca pubblica?
Mi piacerebbe confrontarmi con chiunque fosse interessato su questi temi
Come spesso accade gli scienziati non considerano ciò che accade fuori dal loro laboratorio. Personalmente ho scritto al presidente Trumann per spiegargli gli effetti della bomba atomica ma temo che non mi abbia ascoltato. La fisica atomica è una delle frontiere più avanzate della ricerca scientifica. Guai a fermarla. Ma non si può negare che abbia degli effetti collaterali non desiderabili. Oggigiorno ha fatto dei grandi progressi la ricerca biologica. Guai a fermarla (muoia il papa e tutti i filistei). Ma non si può negare che abbia degli effetti collaterali non desiderabili. Quando gli ogm servono per produrre organismi resistenti ai pesticidi non credo che servano alla salute delle persone, quando servono a produrre organismi resistenti ai parassiti credo che servano al miglioramento delle condizioni di vita. Chi decide? Questo è il problema ed è un problema politico non scientifico. Per questo ho scritto al presidente degli Stati Uniti. Inascoltato. Avremmo bisogno di politici che ascoltino gli scienziati e qualche volta anche i filosofi, non perché questi posseggano la Verità ma solo degli argomenti razionali. Per quanto riguarda le paure irrazionali del popoplo, i politici democratici le considerino pure in quanto componenti del consenso, ma gli scienziati non se ne preoccupino perché per il senso comune il sole gira ancora intorno alla terra e Darwin era uno stravagante. Pertanto gli scienziati proseguano nella ricerca e l’opinione pubblica vigili anche con eccesso di zelo prima che ce lo ricordi Beppe Grillo
caro albert, come lei sa sono da sempre una sua fervente ammiratrice e come tale vorrei usare proprio le sue parole per risponderle.
quando lei vuole spiegare gli “effetti collaterali” della fisica atomica scrive al presidente degli stati uniti. non invoca la chiusura del suo laboratorio. il presidente degli stati uniti si prenda la responsabilità di hiroshima e quella di non aver ascoltato uno dei suoi più grandi figli adottivi.
quando poi dice “Chi decide? Questo è il problema ed è un problema politico non scientifico”. lei è uno scienziato. è stato forse il più grande di tutti insieme al mio amato charles. lei sa che i politici non possono e non devono nascondersi dietro i forconi della folla. sa che il vostro ruolo è dare strumenti alla collettività. alla politica il ruolo di utilizzarli. non si spacca la televisione a martellate perchè manda l’isola dei famosi (anche se a volte la tentazione ci sarebbe). i politici mettano gli scienziati in condizione di fare il loro mestiere, finanziando la ricerca pubblica, gli scienziati ne facciano buon uso lavorando con serietà. i politici infine utilizzino quei risultati per il bene di tutti. non abdichino al loro ruolo, non vadano dietro ai mal di pancia delle folle. facciano il loro alto dovere invece di razzolare consensi con slogan e parole d’ordine. altrimenti davvero a un comico tocca prendere il loro posto. che i comici tornino a fare i comici, gli scienziati tornino a fare gli scienziati e i politici a fare i politici.
sua, devotissima lucy van pelt.
ps: se avesse altre lettere da scrivere a quel mulo dell’attuale presidente degli stati uniti io avrei un po’ di richieste da fare: staminali, energia rinnovabile, ogm in grado di vivere in posti aridi, cure e vaccini anti AIDS, ricerca oncologica e temo troppe altre cose.
Cari Lucia ed Albert, mi fa molto piacere partecipare a questa discussione. Premetto che non sono molto ferrata sull’argomento biologia molecolare, anzi..quindi se scrivo sfondoni siete avvisati ;) Sono d’accordo con Lucia sul fatto che probabilmente è meglio mangiare una verdura OGM piuttosto che una “piena zeppa” di pesticidi, però personalmente, per quanto possibile, sono contenta di mangiare verdura biologica (non i prodotti che trovi sui supermercati, perché ora che è quasi una moda, lo scrivono per attirare le perone!) da qualche contadino nei dintorni, con i gruppi di acquisto solidali (coi contadini). Secondo me gli OGM non sono da condannare in toto, perché possono portare grandi aiuti sia umanitari che a livello medico, condanno però l’uso che ne fanno le multinazionali (vedi organismi resistenti ai pesticidi soltanto per venderne di nuovi ed avere il monopolio), e cercherei di fare più sperimentazioni sui loro effetti anche su lungo termine (una generazione, per esempio), per essere certi che magari (parlo da profana, correggetemi, e mi farebbe molto piacere avere il parere di una biologa!) non possano in qualche modo favorire la formzione di cellule tumorali..
mmmmmmm!! argomentino spinoso!!
Non sono contrario tout-court agli OGM ma amo tantissimo il bistrattato principio di precauzione, del quale gli americani si beffano di continuo.
Gli OGM possono essere nocivi alla salute e questo è un dato di fatto. E’ dell’anno scorso la notizia che la Monsanto ha nascosto degli studi da essa stessa effettuati su topi nutriti col mais transgenico Mon863, una variante in grado di produrre una tossina che rende la pianta più resistente ai parassiti. Questi topi presentavano malformazioni renali anche gravi, ma non se ne doveva sapere nulla. Stessa cosa per gli effetti dell’ormone della crescita somministrato alle vacche d’allevamento: c’è il sospetto che il latte così prodotto possa essere nocivo.
Il principio di precauzione Europeo vieta la messa in vendita di prodotti simili, non sufficientemente studiati (poi il “sufficientemente” può essere un limite soggettivo), in america hanno via libera finchè non si dimostrerà che fa male……
a me piace la filosofia del “meglio aver paura che buscarne” ma in base a questo non pretendo che nn si eseguano studi o si mettano al bando gli OGM: io voglio moratorie che finiscano solo quando sia disponibile una messe di dati (la cui entità la decideranno scienziati adatti) che attestino con buona probabilità (non si può chiedere la certezza) che il prodotto X non fa male.
E pretendo che le etichette dei prodotti che acquisto parlino chiaro su qualsiasi ingrediente, mentre la tendenza è di nascondere le percentuali di OGM nei prodotti. Non mi va.
Ci sono altri punti da poter toccare, tipo i danni economici ai contadini, derivanti dalle sementi sterili o dai diritti di copyright per aver piantato semi protetti da brevetto (ma ottenuti da colture derivanti da semi regolarmente comprati).
ma circoscriviamo o si entra in un ginepraio…
Insomma, ok agli OGM, possono risolvere tante cose, ma non facciamo nascere un caso tipo “eternit” !!
Paura a priori no, ma diffidenza e prudenza si !!
sono d’accordo. ma perchè non estendere il principio di precauzione anche all’agricoltura tradizionale? o pensiamo che la frutta agli ormoni (leggi fragole) il pollo alla diossina, l’atrazina nei fiumi siano acqua fresca? perchè lo pretendiamo solo per gli OGM? cosaa abbiamo fatto in questi anni per un’agricoltura sotenibile?
Perchè il principio di precauzione si applica su ciò che si sospetta faccia male e vuol essere utilizzato come protocollo ufficiale. Nei polli alla diossina non si sapeva che mangimi a base di grasso fanno accumulare diossine, per es. In altri casi si tratta di illeciti o frodi.
La precauzione consiste nel porre limiti di legge alle concentrazioni di certe sostanze o residui (pesticidi, ormoni, antibiotici…): sono limiti precauzionalmente molto bassi, studiati, e che tengono presente che certe sostanze devono essere permesse,pena la produttività (si può essere più o meno d’accordo).
Poi di sicuro il principio di precauzione si usa a volte si e a volte no, ma questo tipo di lamentela mi ricorda chi si becca una multa per divieto di sosta e sbraita al vigile:”perché non vai ad arrestare gli spacciatori in piazza xxx?!?!?” !! :D
no, non è così. (mi riferisco alla multa). è la considerazione amara di chi da un decennio e più cerca di far conoscere alla gente i problemi derivanti da uno sviluppo malato e non viene ascoltata. il nostro modo di produrre cibo gio, lo sai meglio di me visto il lavoro che svolgi, è di per sé “malato”. un presidente della regione che dichiara la toscana “OGM free” e poi non fa niente per un’agricoltura sostenibile (ad esempio sulle irrigazioni a pioggia assurde, o sulle regole di buona pratica agricola ignorate anche nelle zone vulnerabili come il Massaciuccoli, parco regionale) mi può garbare per due minuti, ma poi mi fa incazzare perchè alla fine inganna le persone, tranquillizzandole solo dove hanno paura e non educandole a un consumo consapevole. no, noi si dice “ogm free” e con quello si crede di aver finito. è quella la mia paura. che la gente pensi che il problema siano gli ogm quando il problema è sempre la solita vecchia storia. la distribuzione e il consumo delle risorse.
sono d’accordo sul fatto che ci siano questioni altrettanto importanti e che si usi il termine OGM per distrarre l’attenzione. E’ vero che la parola OGM fa paura e calamita le attenzioni (nel film “Spiderman” il ragno che morde Peter Parker fornendogli i poteri non è radioattivo come nel fumetto, bensì è un OGM e modifica il DNA del protagonista…singolare no?!? :-D ), ma in fondo per le questioni che poni tu c’è sempre Striscia la Notizia, no?!? ;)
**ora mi uccide!!**
giusto. perchè preoccuparsi se c’è un pupazzo rosso che ci difende? ciao scimunito!
Sono d’accordo con il secondo e il terzo commento di Lucia..serve un capro espiatorio a cui dare ogni colpa. Purtroppo credo che nessun avrà mai intenzione nè interesse a svilupare un’economia sostenibile, e questa rimarrà solo una scelta d’elite (per i pochi che e ne interessano e purtroppo per quelli che hanno i soldi per potersela permettere) , oggi sono pessimista.. :(
Cara Lucia, ammetto che fino ad ora ero piuttosto contraria agli OGM in toto, ma in realtà devo constatare che non avevo capito bene la questione. Sono lieta di aver potuto leggere il tuo post, illuminante a dir poco, che mi ha fatto riflettere. Adesso ho voglia di documentarmi meglio.
ellapeppa! che bello! per chiunque voglia dare un’occhiata su republica c’è il sito de le scienze, sul motore di ricerca interno al sito basta mettere ogm che viene fuori un po’ di tutto, pro e contro, tutti articoli ragionati in ogni caso. ciao!
a me lasciano diffidente due cose:
che le previsioni dei cambiamenti che induciamo non sono mai prevedibili (la natura possiede troppe variabili)
che la possibilità di manipolazione dà potere ai grossi investitori che non hanno mai alcun scrupolo.
concordo però sull’idea del caprio espiatorio.
hai ragione, queste due cose sono indiscutibili. ma lo sono come principio generale e non solo per gli OGM. come mai si chiedono solo per gli ogm? io vorrei che si parlasse anche di latifondo, sfruttamento, colture intensive, ingiusta distribuzione delle ricchezze. questo non assolve certo a priori gli OGM, ho solo paura che parlando solo di quelli si perda di vista l’obiettivo
è vero, Lucia, fa più comodo “creare” un unico grande e spaventoso problema parlando soltanto di quello, e dando le pochissime informazioni che “servono” per lo scopo di farlo sembrare il più terribile possibile…vedi il triste referendum sulla fecondazione assistita. la maggior parte della gente non sapeva neanche cosa volesse dire (accidenti al quorum e a chi lo ha inventato!!!!!), o la massimo “non la rigurdava”, e abbiamo visto come è stato ben manipolato dalla Chiesa.
Mi presento sono ingegnere chimico e mi interessa di tecnologie e normative ambientali sin dalla laurea (nel 1980).
Nel dibattito che ho intrapreso anche sul blog di Dario Bressanini da “Le Scienze” e poi da alcune letture specifiche sugli OGM, ho appreso molto. Ad esempio, ho appreso che pochissimi OGM hanno fallito i loro obiettivi commerciali, la maggior parte invece stanno dando ottimi risultati in termini di resa e di reddito anche per le aziende agricole che li piantano (e soprattutto nel cosiddetto terzo mondo). Ciò ovviamente non vuol dire che sono “buoni” per definizione, ma non vuol neppure dire che sono “cattivi” per definizione.
Da quel che leggo la stragrande maggioranza degli OGM non sono sterili, anzi sono proprio fertili. Però, seguendo la pratica agronomica che ha preso piede in quasi tutto il mondo a partire dagli anni quaranta, gli agricoltori devono comprare i semi ogni anno (ripiantare le semenze stornate dal raccolto provocherebbe una perdita di qualità e una resa inferiore di anno in anno perché si piantano quasi esclusivamente ibridi). Quindi il problema non risiede negli OGM, bensì nella più classica tecnica agronomica, che converte gli agricoltori dalla loro funzione classica di auto produttori e in una logica di tecnica industriale. Il problema quindi che ci si dovrebbe porre, almeno in prospettiva a lunga scadenza, è: sarà possibile arrivare in futuro ad una tecnologia agraria, basata anche sugli OGM, ma che consenta agli agricoltori di riappropriarsi del loro ruolo di produttori autosufficienti ?
Invece, proprio per seguire l’onda delle paure pseudo-ecologiste, sono allo studio degli OGM “sicuri”, cioè sterili, per prevenire la contaminazione indesiderata dei prodotti cosiddetti naturali. L’economia di mercato è quindi più perversa del più stupido ambientalista ed agli agricoltori resterà l’impedimento a realizzare una tecnica di autoproduzione dei semi (cosa che sono costretti a fare comunque se voglio redditi da SUV, … che è poi quello che conta … o no!?).
Noto che, quando si parla di OGM, ci si riferisce quasi esclusivamente ai vegetali e talvolta a specie monocellulari (batteri, alghe, funghi, protozoi). Si parla poco di insetti o aracnidi che possono essere studiati per aumentarne l’efficacia come predatori dei parassiti (a loro volta in gran parte insetti e aracnidi, ma anche colonie di funghi o di batteri). Capisco che lo scopo dell’agricoltura intensiva non è quello di sviluppare specie viventi predatrici (è quello di far soldi come in tutta l’economia di mercato). Ma credo che questo punto sarebbe un’interessante passaggio di sviluppo della ricerca scientifica. Il fatto, pur dimostrato che alcuni OGM necessitano di pesticidi meno dannosi, o che altri OGM sono in grado di sviluppare in proprio reazioni antiparassitarie, non credo sia una giustificazione sufficiente per snobbare una lotta biologica intesa anche come applicazione biotecnologia. Ciò pur restando valido il concetto che certe culture OGM effettuate senza aratura, o con sola rastrellatura superficiale, realizzano un impatto ambientale assai meno problematico o addirittura positivo, e comunque molto più basso delle tradizionali colture che utilizzano pesticidi a go go.
Come ultima osservazione mi sembra che la paura di quello che viene messo in bocca monopolizza un dibattito che invece dovrebbe anche andare in altre direzioni, forse più pressanti. Ad esempio ci sono tre problemi di cui molti biologi mi fanno notare si parla troppo poco: le problematiche del disinquinamento (trattamenti delle acque, trattamento dei rifiuti, bonifiche dei suoli), le problematiche energetiche (lo sviluppo delle biomasse e la produzione dei biocombustibili), il controllo della fertilizzazione dei terreni. Sembrano discorsi scollegati, ma non lo sono.
Ad esempio da una parte il trattamento delle acque reflue, mentre può produrre un doppio beneficio (acqua depurata da riutilizzare e biogas utile per scopi energetici almeno di autocontenimento dei fabbisogni per la depurazione), nel contempo crea il problema dello smaltimento di fanghi inutilizzabili in agricoltura, perché troppo ricchi d’azoto e/o di alcuni metalli pesanti. Dall’altra parte lo sviluppo di culture a scopo energetico rischia di entrare in rotta di collisione con le produzioni alimentari e con la conservazione di quel poco di riserve naturali appena sopravvissute.
Studiare e sviluppare OGM vegetali con lo scopo di aumentare l’efficienza di fissaggio dei gas atmosferici, sia dell’anidride carbonica che dell’azoto, permetterebbe di realizzare culture energetiche in territori più ristretti e poco competitivi per l’agricoltura alimentare. Inoltre se il processo di manipolazione venisse pilotato nel verso giusto si potrebbero coltivare vegetali a rapida crescita in edifici serra costruiti per recuperare lo stato di abbandono delle aree industriali dimesse che si stanno moltiplicando a dismisura per tutto il pianeta (persino in alcuni paesi in via di sviluppo). Altri OGM, prevalentemente di tipo batterico, se sintetizzati con lo scopo di aumentare l’efficienza metabolica di inquinanti organici e/o la capacità di trasformazione di composti del carbonio in biometano, permetterebbero di realizzare una diffusione più capillare delle tecniche di depurazione e bonifica in modo da garantire un controllo tecnico scientifico dell’inquinamento, anziché solo una repressione di tipo legale normativo, come avviene oggi.
” …Io credo che l’acqua sarà un giorno usata come
combustibile poichè l’idrogeno e l’ossigeno che la
costitiuiscono, usati separatamente o insieme,
forniranno un inesauribile sorgente di calore e
luce…….”
Jules Verne: L’Isola Misteriosa
Io credo invece che l’uomo sia già stato a conoscenza di tecnologie per separare i due gas e la piramide di Cheope non sia altro che un esempio.
Per saperne di piu’: /
e io credo che sei scemo.